lunedì 7 settembre 2015

Villa Cosulich a Trieste

Trieste è una città fortunata perché nel passato i ricchi signori locali, siano stati Baroni o commercianti, lasciarono in eredità al Comune un gran numero di ville con relativi parchi da destinare alla popolazione.
Uno di questi lasciti si chiama Villa Cosulich, dal nome del suo ultimo proprietario che nel 1981 la donò assieme al suo parco alla cittadinanza, un’area di quasi 1 ettaro nel cuore del rione di Gretta, un polmone verde di assoluto pregio la cui struttura centrale giace però abbandonata a se stessa e ai vandali ormai da decenni.
Ho potuto eseguire un piccolo reportage all’interno della villa prima che ne murassero le entrate, un piccolo gioiello architettonico segnato dal tempo e dalle scorribande dei ragazzi.

La villa si intravede nella fitta vegetazione e per chi passa è difficile carpirne la bellezza:


Addentrandosi ci si imbatte nella vecchia scala di accesso anch’essa invasa da piante, una scala in pietra, fatta per resistere al tempo e che lotta contro l’incuria e il disinteresse:


Appena prima di entrare lo sguardo si alza e si scorgono i resti di una facciata ricca di pregevoli finiture con colonne e mosaici e la mente non può che volare a tempi lontani, romantici, quando le dimore dovevano esprimere qualcosa della famiglia che vi abitava anche dal loro aspetto esterno:


Varcata la soglia bisogna prendere atto del degrado in cui versa la struttura, con i soffitti che lottano per rimanere al loro posto e le pareti sfregiate dalle scritte insulse lasciate da ragazzi troppo giovani per cogliere la bellezza del luogo:


Pochi passi bastano ad  aprire il cuore e allo stesso tempo a stringere lo stomaco, immaginare come doveva essere questo luogo e vederlo oggi non può che lasciare l’amaro in bocca.
Grandi colonne si innalzano verso il secondo piano e dal soffitto, coperto da una volta di vetro, penetra la luce del sole a dar vita a questa villa silenziosa mentre a terra giacciono resti distrutti dall’incuria e dal tempo:


Anche qua si intravedono piccoli segni di grande bellezza e di un fasto antico:


Salire al secondo piano è stato difficile, le scale versano in condizioni precarie e soprattutto al piano superiore i soffitti sono crollati impedendo l’accesso alle varie stanze, rimane il ballatoio con il suo splendido parapetto in ferro battuto lavorato con motivi floreali:



Adoro fare reportage nella mia città perché offre molto ma allo stesso tempo è doloroso scattare foto in luoghi ricchi di storia, una storia che altre parti del mondo ci invidia, lasciati in totale abbandono mentre potrebbero essere riutilizzati in mille modi.
Fa male vedere lasciti di così tanta bellezza in balia del tempo e dei vandali, al giorno d’oggi chi ha i soldi se li tiene ben stretti e non dona nulla alle città, alla popolazione mentre Trieste ha una lunga tradizione in tal senso con aristocratici e soprattutto commercianti che, arricchitisi grazie al suo porto hanno poi donato qualcosa in segno di riconoscimento.





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