mercoledì 9 novembre 2016

Olympus EM5 II foto e zaino fotografico

Un brevissimo articolo per pubblicare alcune foto della Olympus EM5 II con lo Zuiko 14-150 II e lo zainetto in cui tengo l'intero corredo.

Nello zaino sono presenti oltre alla EM5 II e lo Zuiko 14-150 II anche:

-Lumix 25mm f1.7

-Sigma 60mm f2.8

-Zuiko 4\3 con adattatore 35mm macro

-Falsh Nissin i40

-Zuiko 45mm f1.8

-un cavalletto piccolo della Manfrotto sul lato

-nella tasca anteriore 3 batterie di scorta, telecomando a filo, pannetti pulizia e un microfono esterno per le riprese video

 

Il tutto mi occupa la metà dello spazio occupato da uno zaino per una reflex classica, pesa poco e mi permette di coprire le più svariate esperienze, mi manca ancora un fisso grandangolare luminoso ma arriverà per Natale spero.

 




giovedì 20 ottobre 2016

Olympus OM-D E-M5 Mark II Review-Recensione

E bene sì, dopo tante riflessioni, letture, confronti e valutazioni sono tornato al micro 4:3 prendendo la E-M5 Mark II assieme al nuovo Zuiko 14-150mm II, un Sigma Art 60mm f2.8 e lo Zuiko 25mm f1.8.
Oggi voglio parlare della macchina in particolare, in seguito parlerò delle ottiche.

CORPO

Stupisce subito, io ho scelto per la prima volta da quando sono passato al mondo digitale, un corpo argento e devo dire di esserne innamorato. Usavo la vecchia omd a pellicola con la stessa livrea e sembra di riaverla tra le mani, un aspetto da nostalgici ma anche il cuore vuole la sua parte.
Il solo corpo pesa 425 grammi, un peso che dalle dimensioni non ci si aspetterebbe ma che è dovuto all'uso del metallo per la costruzione e che trasmette una bella sensazione di solidità.
Finalmente è stata implementata la tropicalizzazione, so bene che per molti è un fattore secondario ma l'elettronica è molto fragile e preservarla da umidità e gelo oltre cha dalla polvere concorre a far durare più a lungo la macchina stessa.

ERGONOMIA

L'impugnatura è finalmente decente, avevo la E-M5 prima versione e dopo averla usata per un anno avevo dovuto separarmene proprio perché l'ergonomia a lungo andare stancava, soprattutto montando gli zoom  mentre lavorando con fissi leggeri poteva anche andare bene.
La E-M5 Mark II ha aumentato leggermente le dimensioni generali e reso più grossa la parte destinata all'impugnatura permettendo di fatto un utilizzo migliore per le lunghe sessioni fotografiche.
Un plauso va fatto anche per il fatto d'aver abbondato con ghiere e pulsanti liberamente settabili che permettono di scegliere le impostazioni a seconda dei propri gusti. Di sicuro è una scelta che potrebbe spiazzare all'inizio chi non è abituato a "scegliere" ma vi assicuro che dopo un paio di ore di utilizzo poter impostare tutto a proprio piacimento diventa una cosa irrinunciabile.
Mi piace anche come è stata rivista la calotta superiore ora più armoniosa rispetto a quella precedente che sembrava un cappello un po' mal messo in testa al corpo macchina.
Altro fatto che mi ha fatto tornare alla OMD è lo schermo posteriore finalmente snodabile in tutte le direzioni, quello precedente e anche quello della E-M1 non mi piacevano, forse perché abituato bene con la E-5 e il suo schermo snodabile fin dai tempi del 4:3.

SENSORE

Il sensore che per molti è lo stesso di 3 anni fa vi assicuro che non lo è affatto, avere la stessa risoluzione non vuole dire che l'elettronica che ci sta dietro non si è evoluta oltre ad essere passati a un ben più recente processore di immagine che garantisce ottime immagini fino a 3200 iso, valore che reputo massimo per un uso normale della fotografia ma chi mi segue sa che sono allergico alla corsa agli alti iso.
Rispetto alla E-M1 continua ad essere assente la doppia messa a fuoco e quindi non abbiamo quella a rilevamento di fase ma è anche una cosa logica, con l'annuncio della E-M1 Mark II e del suo sensore nuovo e molto performante proprio sulla messa a fuoco continua ci doveva essere questa differenza per rendere ben chiari gli utilizzi finali.
Una bella trovata è la possibilità di scattare foto ad altissima risoluzione grazie allo spostamento del sensore, questo sistema è utilizzabile solo utilizzando il cavalletto e con soggetti immobili e per me che fotografo prevalentemente paesaggi è una manna dal cielo questo sistema.

FLASH

Altra bella evoluzione è il nuovo flash esterno in dotazione, una unità dalla potenza giusta ma che trova nella tropicalizzazione e nella snodabilità un plus importante potendo fare scatti usando la luce di rimbalzo ed anche esteticamente si sposa meglio al design del corpo rispetto a quello fornito con la E-M5 prima versione.
So che per molti il design può sembrare irrilevante ma in realtà non è così, un oggetto lo si usa con maggiore piacere se è anche bello, se ci spinge a tenerlo in mano, per alcuni ad esempio è più importante ostentare qualcosa di mastodontico come un corpo full frame abbinato a un cannone, sono piaceri psicologici soggettivi ma sempre presenti.

BATTERY GRIP

Della E-M5 Mark II non mi piace il battery grip, utile sia chiaro, ma per me mal plasmato rispetto al corpo tanto che ho scelto un grip alternativo che però si sposa meglio al corpo macchina, ne farò un post specifico comunque.
La batteria poteva essere meglio, per esempio la nuova E-M1 Mark II adotterà un nuovo tipo più capiente, si poteva implementare già nella E-M5 II ma probabilmente lo faranno alla prossima versione.

MIRINO

Quando meditavo su un nuovo corpo macchina ero molto combattuto tra la E-M5 Mark II e la Pen-F, due filosofie diverse, due stili diversi e due anime diverse ma ambedue dotate di grande fascino e personalità. Tenendole in mano entrambe però ho capito che per me, per il mio modo di approcciarmi allo scatto già il fatto di avere un mirino centrale e non laterale cambia molto. Io inquadro con l'occhio sinistro ma tengo aperto contemporaneamente anche il destro per osservare la scena e con la Pen-F mi era impossibile per la posizione del mirino, piccolezze superabili sicuramente ma ripeto da sempre che fotografare deve essere principalmente un piacere e un atto naturale, istintivo, se ci si inizia a adattare già nel momento dell'inquadratura non potrà mai esserci vero divertimento e vero amore con un corpo macchina.
Proprio il mirino è un altro bel salto in avanti rispetto al primo modello, qua abbiamo il doppio di risoluzione e un ingrandimento in grado di soddisfare anche i palati fini. Personalmente continuo a preferire la visione diretta attraverso un pentaprisma ma è indubbio il vantaggio di poter scattare vedendo in diretta quello che sarà il risultato finale. Nel caso della E-M5 II io uso scattare usando solo il mirino e lasciando chiuso lo schermo destinando l'uso di quest'ultimo ai video e alle macro.

VIDEO

Sul  lato video c'è stato finalmente uno step evolutivo importante!
Olympus non ha mai avuto un grande interesse verso questo settore ma ora si è svegliata e lo ha fatto veramente bene. I settaggi per gli amanti dei video sono molti, ci sono effetti applicabili già in camera e troviamo anche una entrata audio per il microfono veramente utile perché anche se la macchina di suo registra in formato stereo è pur sempre vero che una unità esterna di qualità regala tutt'altro suono. Io non sono un esperto dei video, anzi, sono un neofita e mi sto avvicinando a questo mondo per supportare la mia compagna e il suo canale  su YouTube ma dalle prime prove che ho fatto devo dire di essere rimasto piacevolmente sorpreso non solo dalla qualità del file ma anche dall'efficacia della stabilizzazione del sensore in fase di ripresa.

CONCLUSIONI

Per ora ho fatto una carrellata di ciò che si vede e si trova in questa macchina fotografica, in seguito ho intenzione di andare a vedere singoli aspetti, postare prove sul campo e altro.
Di sicuro è una macchina che non deluderà i fotografi, non è perfetta ma è quanto di meglio si possa desiderare in un corpo così compatto e solido allo stesso tempo. Posso sicuramente dire che l'accoppiata E-M5 Mark 2 e Zuiko 14-150 II è ottima per le escursioni e le vacanze e con l'aggiunta di un paio di fissi luminosi si può stare tranquilli senza rinunciare alla qualità.

























giovedì 6 ottobre 2016

Corso base di fotografia

A cosa dovrebbe servire un corso base di fotografia?

Questa è una domanda che mi sono posto diverse volte vedendo in giro il prolificare di questi corsi tenuti per lo più da dilettanti alle prime armi ma con un bel corredo da sfoggiare in aula.

Un corso base dovrebbe servire a capire le sigle che leggiamo quando osserviamo l'attrezzatura in esposizione nei negozi per prima cosa, così da poter effettuare un acquisto ponderato.

Un corso dovrebbe essere frequentato PRIMA di comprare un corpo macchina e relative lenti perché solo sapendo cosa ci serve e cosa serve per fare determinate foto potremo eseguire un giusto acquisto.

Invece la gente arriva ai corsi già armata di un corpo reflex e relativa lente del kit presi in qualche centro commerciale a basso prezzo convinti che sia l'acquisto migliore che potevano fare.

Mi sono spesso soffermato a leggere i contenuti di questi corsi base e ci ho visto di tutto e di più ma quello che mi ha sconvolto sono state le tempistiche, dieci lezioni da un'ora ciascuna per imparare a fotografare, stiamo scherzando?

Con quelle tempistiche non ottieni neanche una infarinatura dei molteplici aspetti che regolano la fotografia, figuriamo sviscerarli!

Io capisco la voglia di spennare i polli, capisco che di polli ce ne siano tanti in giro ma vi assicuro che un buon manuale di fotografia vi costa meno di un corso base tenuto in quei modi e vi insegnerà comunque molto.

Se di dieci lezioni si vuole parlare allora si deve discutere di al massimo cinque punti:

-iso

-tempi

-esposizione

-bilanciamento del bianco

-regola dei terzi e regola aurea

 

Con due lezione da un'ora ciascuna si può iniziare a parlare decentemente di questi 5 punti che rappresentano le basi della fotografia a prescindere che si scatti con la compatta o con la reflex.

Invece non si fa, ci si mette a parlare di mille aspetti, di diaframmi, di sensori, di marche, di lunghezze focali ecc…argomenti utili solo quando già si sa fotografare in realtà perché permettono di passare allo step successivo, quello che porta oltre la semplice passione e sfocia in una vera e propria ricerca della perfezione nello scatto.

I prezzi poi sono allucinanti, dai 100 euro a salire per sentire dei discorsi tenuti da adolescenti o quasi che si atteggiano da sapienti solo perché stanno dalla parte giusta della cattedra. Non sono snob o prevenuto, li ho visti e sentiti, alcuni puri li conoscevo, persone che dopo due anni che fotografavano hanno fondato associazioni e si sono elevate a maestri, stiamo scherzando?

Ci sono fotografi amatori con le contro palle che non si sognerebbero mai di mettersi ad insegnare perché consapevoli che non ne sono all'altezza mentre altri fanno pure i soldi.

Il problema è che hanno mercato e il mercato nasce dal fatto che la gente prima compra la reflex, poi non sa usarla e cerca in questi corsi la soluzione.

Rendiamoci conto che la reflex è il punto di arrivo, la fine di una crescita che deve partire dalla compattina e salire gradualmente assieme alle proprie conoscenze e capacità. Prendereste una Ferrari pretendendo di usarla per correre veramente senza aver mai avuto una macchina prima? Spero di no.

Ai miei tempi si faceva la gavetta, si imparava con i rullini, pagando salati gli sbagli visti i costi di stampa e sviluppo ma cavoli se si imparava in fretta così. Oggi c'è il vantaggio del digitale, zero costi di lavoro se non si stampano le foto e così la gente prende e spara a raffica, selezionando poi la sola immagine venuta bene su 1000 cagate e poi si pavoneggia da fotografo esperto.

Ragazzi, aprite gli occhi, non funziona così la fotografia.

Volete imparare veramente a fotografare?

Prendete pure la reflex, metteteci dentro una scheda di memoria da 1 giga o meno se la trovate in modo da uscire ed avere a disposizione pochi scatti e se sbagliate la volta dopo dovrete stare più attenti, dovrete capire perché lo scatto non è riuscito.

Solo così si impara, si diventa fotografi consapevoli.

 

 


Recensione-Review moltiplicatore di Zuiko ec-20

Il campo dei moltiplicatori di immagine è uno di quelli in cui i fotografi trovano sempre terreno su cui scontrarsi.

Da un lato si ha infatti la possibilità di aumentare la lunghezza focale degli obietti, soprattutto i tele e i macro ma dall'altro si deve sottostare alle regole fisiche e si ha una caduta di luminosità e spesso anche di qualità.

Olympus grazie al suo fattore di moltiplicazione 2x legato al sensore parte già avvantaggiato rispetto agli altri sistemi per quanto riguarda la costruzione dei teleobiettivi e per fortuna anche nel campo dei moltiplicatori di immagine preserva un certo vantaggio. Tempo fa parlai del moltiplicatore ec-14 che ha un fattore di moltiplicazione 1.4x mentre oggi vorrei parlare del fratello maggiore, l'ec-20 che ha un fattore di moltiplicazione 2x.

Se l'ec-14 era un punto di riferimento grazie all'esigua perdita di luminosità che si fermava a 1 stop l'ec-20 arriva a 2, cosa che potrebbe rivelarsi un problema se abbinato a lenti già buie di loro o se si scattasse in condizioni di luce non ottimali.

Io lo utilizzo abbinato allo Zuiko 50mm f2 che viene trasformato in un 200mm equivalente f4 e allo Zuiko 50-200 swd che diventa un 200-800mm equivalente f3.6-7.

Con il 50mm è uno spettacolo fare i ritratti ed anche le macro, f4 rimane un'apertura dignitosa soprattutto rapportato alla lunghezza focale equivalente che si raggiunge.

Con lo zoom bisogna invece stare attenti a lavorare con buona luce, a 800mm equivalenti f7 è comunque una buona apertura ma si inizia a dover salire con gli iso per avere tempi di scatto bassi se si fa fotografia naturalistica.

I risultati comunque sono molto validi perché il moltiplicatore ec-20 ha lenti di prima scelta e permette di minimizzare la perdita di qualità e nitidezza che, comunque, si può recuperare in post produzione.

Sicuramente non è un moltiplicatore per tutti, si deve aver bene presente l'uso che se ne farà e ancora prima le lenti cui si vorrà abbinarlo. Ho letto recensioni pessime e poi, guardando i vetri a cui lo attaccavano capivo il perché. Non si può infatti pensare di usarlo con le ottiche standard dei vari kit, sarebbero veramente talmente buie da diventare ingestibili, soprattutto su corpi diversi dalla e-5 che almeno regge bene valori iso elevati.

Sto ancora raccogliendo scatti che poi utilizzerò per completare questa mia recensione ma posso dire di essere molto soddisfatto.

Qualcuno potrebbe obbiettare che oggi, con un sistema morto come il vecchio 4\3 è inutile una recensione di questo tipo ma per me è vero il contrario. Oggi si trova parecchio materiale usato in vendita a prezzi competitivi e se si ha la fortuna che ho io di possedere l'ultima ammiraglia della serie 4\3 allora prendere in considerazione acquisti come quello di un moltiplicatore ad un buon prezzo può risultare vincente.

Il mio attuale "kit" conta un corpo e-5, gli Zuiko 12-60swd, 50-200swd, 25 f2.8, 50 f2 macro e 35 macro, tutte lenti valide che sfornano e sforneranno fino alla loro morte naturale delle belle immagini e come me ci sono ancora molti utenti fedeli al vecchio sistema per fortuna.



venerdì 11 marzo 2016

Gabbiani a Trieste

Ieri durante una passeggiata in riva al mare a Trieste mi sono imbattuto in uno stormo di gabbiani e gabbianelle e così mi sono divertito a scattare alcune foto.

Corpo macchina Olympus e-5 e lente Zuiko 50-200 swd, foto fatte a massima escursione quindi a 400mm equivalenti, messa a fuoco su singolo punto centrale e misurazione spot della luce, f4 per tutti gli scatti.

Come sempre il vecchio carro armato non ha tradito le mie aspettative con la messa a fuoco singola, sicuramente con quella continua avrebbe sbagliato molti scatti visto che era il tallone d’Achille delle macchine Olympus 4\3 rispetto a Canon e Nikon.

Peccato che la giornata fosse nuvolosa e non ben soleggiata altrimenti sarebbero venute meglio ma purtroppo ormai scatto solo nei ritagli di tempo come la pausa pranzo di ieri. Le foto sono in formato 3:2 perché era rimasta una precedente impostazione in tal senso.

 

lunedì 29 febbraio 2016

Fujifilm X70

Fujifilm ha presentato una macchina da taschino estremamente interessante per gli amanti dei panorami e delle foto in interni,la X70.

Questa macchina dal corpo in metallo e dall’aspetto un po’ retrò ha al suo interno un sensore aps-c da 16 MegaPixel di ultima generazione che garantisce ottimi risultati in termini di tenuta agli alti iso.

L’ottica è un fisso equivalente a 28mm nel formato 35mm con luminosità massima f2.8.

Per molti avere una sola lente oltretutto grandangolare potrebbe essere un limite insormontabile, di sicuro non è indirizzata ai ritrattisti ma per gli amanti delle foto panoramiche, delle foto in interni dove spesso si lotta con il poco spazio a disposizione questa lunghezza focale risulta ottima.

Fujifilm ha dichiarato di aver lavorato in modo da avere la massima nitidezza dal centro ai bordi anche a tutta apertura e c’è da crederle.

Purtroppo le dimensioni ultra compatte hanno portato ad alcuni sacrifici come la totale mancanza di un mirino, cosa che personalmente non condivido, se Sony è riuscita a piazzarne uno nella serie X100 la cosa era fattibile anche in questa macchina. Il fotografo dovrà quindi utilizzare il monitor touch per tutte le operazioni, monitor basculante e ruotabile di 180° per poter eseguire auto ritratti.

Il prezzo non è propriamente basso, si parla di 700 euro che per una macchina dall’ottica fissa potrebbero sembrare troppi all’acquirente finale. Allo stesso prezzo o poco più ci sono ottime compatte con sensore da 1” e zoom 28-100 ben più flessibile e dalla qualità finale comunque egregia.

Personalmente preferire investire in un corpo mirrorless con zoom standard o anche con un fisso luminoso ma avendo poi la possibilità di cambiare in futuro ottica piuttosto che spendere una cifra importante per una macchina così ma sono gusti e pensieri personali.

Di seguito il link per vedere la presentazione della macchina:  https://youtu.be/IaSiA-jPnWg

 

giovedì 18 febbraio 2016

Pentax K1, il ruggito di Pentax

Da anni si vociferava sul ritorno di Pentax al full frame e finalmente è avvenuto con la presentazione della nuova K1, una macchina con tutti i numeri per far parlare di se.
Le dimensioni sono generose se paragonate alle aps-c ma rispetto alle full frame delle altre marche risulta comunque compatta.
Questa macchina offre un corpo in magnesio, tropicalizzato e, almeno dalle immagini, ergonomico con una impugnatura più che generosa.
Il sensore ha 36 Mp e lavora a 14bit privo di filtro passo a passo ma con soluzione software per ripristinarlo se servisse maggiore definizione dei dettagli e dei colori.
La stabilizzazione è affidata al sensore sui 5 assi rendendo così stabilizzate tutte le ottiche montate e parliamo di compatibilità con le ottiche della casa a partire dagli anni ’70, ottima notizia per gli affezionati del marchio.
Altra chicca è l’illuminazione degli sportelli e della baionetta per lavorare in tranquillità anche al buio, una cosa mai pensata prima ma che in effetti può risultare utile.
Per la memorizzazione ci si affida a due sportelli SD con supporto a schede ultra veloci e non manca connettività WiFi e GPS.
Il monitor è “strano”, è una unità da 3.2” con un innovativo sistema di basculamento che offre parecchi gradi di mobilità ma non il ribaltamento completo, d’altro canto autoscatti in mano con una full frame sono difficili da eseguire.
Forse solo l’auto focus è un pelo sotto le aspettative contando 33 punti di messa a fuoco ma concentrati nella parte centrale del fotogramma. Va detto che la maggior parte dei fotografi scatta con singolo punto centrale o zone limitrofe ma sicuramente saranno penalizzate le riprese di soggetti in movimento con messa a fuoco continua.
Prezzo? 1.700 dollari per il solo corpo, che si trasformeranno in 2.000 euro presumo, non esagerati al momento del lancio a mio avviso.
Bella vero?
A me piace molto, è fuori dal budget e dalle mie mire ma è una bella notizia per il mercato poter contare su un nuovo concorrente e non solo sui soliti marchi noti.
A seguire alcune foto ufficiali della Pentax K1 prese dal sito Pentax

martedì 16 febbraio 2016

Tropicalizzazione in fotografia

Cosa si intende per corpo macchina e lente tropicalizzati?

In effetti non esiste un valore internazionale di riferimento che determini la tropicalizzazione di una macchina fotografica o di una lente, diciamo che con questo termine i costruttori indicano la possibilità di un loro prodotto di lavorare in presenza di acqua.

Quanta acqua?

Dipende dal costruttore sostanzialmente. Esistono tropicalizzazioni blande, adatte a sopportare un po’ di pioggia leggera e tropicalizzazioni pesanti, adatte a garantire l’operatività in ambienti tropicali sotto acquazzoni che durano un giorno intero.

Si sa quali marchi sono i migliori come tropicalizzazione? Ovviamente si dovrebbero prendere in considerazione i singoli corpi ma se leggete un po’ di forum e siti di fotografia vedrete che i meno blasonati risultano i migliori in tal senso con Olympus e Pentax che battono Canon e Nikon. Probabilmente questo è dato anche dalla differenza numerica di prodotti a catalogo, Olympus e Pentax si concentrano su pochi modelli e devono farli nel modo migliore mentre Canon e Nikon avendo a catalogo molti più corpi possono usare gradi di tropicalizzazione diversi a seconda delle fasce di prezzo.

Alla fine comunque la tropicalizzazione serve solo a chi fotografa sotto la pioggia?

No, essa serve a impedire che acqua ma anche polvere, sabbia, sale al mare possano entrare nel corpo macchina creando problemi alle parti elettroniche ma anche meccaniche come l’otturatore o la tendina.

Ovviamente il tutto ha un senso se anche la lente è tropicalizzata altrimenti il discorso viene meno.

Anche per le lenti la tropicalizzazione ha un valore che va oltre il lavoro sotto la pioggia, pensate ai tanti che usano gli zoom e si ritrovano pelucchi o granelli di polvere all’interno delle lenti, cose che fanno saltare i nervi vi assicuro! La tropicalizzazione impedisce che ciò accada a ritarda anche l’insorgere di muffe sulle lenti dovute all’infiltrazione di eccessiva umidità nei barilotti.

Sia chiaro che senza tropicalizzazione si vive benissimo avendo cura del proprio materiale ma se spendendo poco di più la si può avere a mio avviso vale la pena come investimento.

 

lunedì 15 febbraio 2016

Fotografare paesaggi

I paesaggi sono la cosa più comoda da fotografare perché la natura ce li mette a disposizione ma non per questo sono i più facili da immortalare.
Molte persone pensano che fare foto paesaggistiche sia più semplice che lavorare con modelle ma solitamente è vero il contrario. Chi fotografa in studio o anche all’aperto con un soggetto umano ha il totale controllo di tutto, luce, sfondo, esposizione, trucco ecc…
Lavorare con la natura invece richiede pazienza, studio dei luoghi, fare chilometri di camminate per osservare lo stesso paesaggio da diverse angolazioni, in diverse ore della giornata per valutare la luce migliore.
Capita anche di ritrovarsi a pianificare per giorni un singolo scatto, magari in montagna, arrivare al momento del click e vedere il tempo mutare all’improvviso mandando in malora i calcoli fatti.
Per i paesaggi servono grandangoli, più è ampia l’area inquadrata e più riuscirà a stupire l’osservatore ma bisogna stare attenti a scegliere lenti che abbiano un’ottima gestione ottica per evitare effetti grotteschi simili a quelli generati dai fish eye.
Diciamo che una buona lente per paesaggi dovrebbe avere attorno ai 12-14 mm equivalenti nel formato full frame. Queste lenti per evitare distorsioni ottiche troppo accentuate solitamente sono parecchio costose e molti allora optano per un classico 28 mm equivalente.
Per esperienza vi assicuro che i risultati sono molto diversi.
Per avere un 28mm equivalente non serve nemmeno andare a spendere soldi per una reflex, basta una compatta qualsiasi o addirittura uno smart phone per ottenere lo stesso risultato in termini di copertura quindi se volete usare questa lunghezza focale evitate fatiche inutili e scattate con macchine leggere e trasportabili.
Se invece siete dei masochisti come il sottoscritto armatevi di un buon vetro e iniziate le vostre camminate di esplorazione, segnatevi ora e luogo, la luce, le ombre, fate qualche scatto al volo con il telefono come promemoria.
Una volta scelto il punto ideale per lo scatto, l’ora più consona per ottenere le luci migliori ed essere giunti al momento dello scatto sedetevi, montate il cavalletto e immergetevi nel mirino. In questo momento dovete ragionare parecchio, il cambio di luce, specialmente in montagna è questione di minuti alle volte e quindi occhio, studiate l’esposizione prima dello scatto, non bruciate le alte luci e tenete a mente il vostro progetto.
La differenza tra uno scatto riuscito e una foto qualunque avviene proprio in questo momento, quando raccoglierete i frutti delle fatiche e delle valutazioni fatte. I paesaggisti sono simili a giocatori di scacchi, non sparano raffiche di fotografie, non consumano gli otturatori come se fossero dei mitragliatori, sono dei cecchini, sparano di precisione e a colpo quasi sicuro.
Anni fa quando mi dilettavo ad andare in montagna per ferrate passavo più tempo a studiare gli scatti che a farne e alle volte scendevo a valle con una decina di foto e basta mentre altri del gruppo scaricavano intere schede di memoria.
Ora non dico di aver sempre portato a casa scatti migliori degli altri però è anche una questione di numeri e di culo direi, se si scatta a raffica qualcosa si coglie sempre ma è fotografia? Sarebbe come andare a caccia usando un fucile a pallettoni e sparare su uno stormo di uccelli, qualcosa cadrà di sicuro.
Un ambito in cui la tropicalizzazione di corpo e ottiche risulta importante e quasi fondamentale è la fotografia paesaggistica oltre a quella di caccia fotografica perché il tempo alle volte muta improvvisamente oppure si vuole scattare di proposito sotto la pioggia. Nel mio gruppo ho visto di tutto, da chi ha buttato lente e corpo perché ha preso un po’ di acqua a chi si attrezzava con delle protezioni di plastica stile tende per proteggere l’attrezzatura, scelta scomoda e poco pratica se ci si deve muovere spesso. Io suggerisco di investire in un sistema tropicalizzato se si sente la vocazione verso questa tipologia di foto, si spende di più all’inizio ma ci si lascia aperta qualsiasi porta senza rimpianti futuri.
Per quanto riguarda i dati di scatto invece le regole non sono fisse, io ho sempre preferito ISO bassi, cavalletto, tempi lunghi se necessario e diaframma ottimale che nel mio caso è compreso tra 4 e 5.6 in termini di resa del dettaglio. Per la gestione del file oltre al solito raw io scatto con jpeg tenendo i livelli a zero per avere la massima lavorabilità in post produzione.

La mia borsa fotografica

Zaino o borsa fotografica per le uscite?
Ogni fotografo amatoriale o professionista si è posto questa domanda nel momento in cui ha iniziato ad avere ottiche, flash e batterie da portarsi dietro per un lavoro o anche semplicemente per una gita fuori porta.
Personalmente dopo averli sperimentati entrambi ho scelto la borsa, meno comoda magari per il trasporto rispetto allo zaino ma molto più comoda a mio avviso nelle operazioni di cambio ottica.
Per gli utilizzi standard mi avvalgo di una Tamrac Pro8, una borsa compatta, di buona fattura e ottima resistenza.
Al suo interno trova posto la seguente attrezzatura:
-corpo macchina Olympus e-5
-zoom Zuiko 7-14
-zoom Zuiko 14-54
-zoom Zuiko 50-200
-fisso Zuiko 50mm
-flash Nissin i40
-cavi vari per scaricare le foto sul telefono o tablet
-4 batterie di scorta
-bombola d’aria e salviette per pulizia lenti

Il peso si aggira sui 4 chili circa ma mi assicura un utilizzo a 360° coprendo dal grandangolo spinto con 14 mm equivalenti al tele con 400mm equivalenti.
Questo è uno dei punti di forza del sistema 4\3 ed oggi ancora di più con il micro 4\3, tutte le lenti che ho sono professionali, tropicalizzate e con luminosità f2.8-3.5 per gli zoom e f2 per il fisso.
Provate a cercare ottiche con pari caratteristiche per Canon e Nikon per quanto riguarda luminosità, copertura focale e resistenza, metteteci un corpo professionale e vedrete che non vi starà mai dentro la stessa borsa e con lo stesso peso.
La borsa dei fotografica è come la borsa delle donne, strettamente personale, ad alcuni basta una lente per vivere felici, ad altri serve avere tutta l’attrezzatura per sentirsi liberi di decidere al momento cosa utilizzare.
Io appartengo alla seconda categoria se esco a fare foto “serie”, con l’intenzione di scattare per stampare, magari per un progetto più ampio o per un concorso a tema.
Con lo zaino avevo dietro la stessa attrezzatura, il trasporto era più confortevole potendo dividere il peso su entrambe le spalle ma poi dovevo sempre tirarlo giù, appoggiarlo a terra ecc…mentre con la borsa riesco a fare tutto al volo perdendo meno tempo, gusti personali.

mercoledì 3 febbraio 2016

Meglio Canon o Nikon?

Una delle domande che pongono più spesso sui forum dedicati alla fotografia e che mi sono sentito porre spesso anche io è quale marchio tra Canon e Nikon sia il migliore.
Ma che domanda è?
Sarebbe come scegliere tra Mercedes e BMW, se si mettono da parte gusti personali e barricate da fan boy ambedue i marchi offrono ottimi corpi e ottime ottiche.
Quello che rispondo spesso io è di guardare anche al resto del mercato che non è composto solo da Canon e Nikon e vanta offerte altrettanto valide e alle volte anche superiori.
Esistono marchi come Pentax, Olympus, Sony e sono tutti ottimi con molti punti a loro favore che dovrebbero farli preferire ai soliti marchi che spesso vivono di rendita dai tempi della pellicola.
Certo, se uno fa foto sportive in cui serve un autofocus continuo che assicuri il risultato (parlo di professionisti a bordo campo) allora Canon è indiscutibilmente il top ma quanti vivono di scatti al volo? I fotoamatori hanno reale bisogno di autofocus continui iper veloci? No, la maggior parte delle foto le scattano con scatto singolo su punto centrale e molti neanche sanno cosa sia la misurazione della luce, ben più importante.
Le mode purtroppo non seguono la qualità e tantomeno i bisogni reali degli acquirenti e questo provoca molti danni anche nel mondo della fotografia. Provate a chiedere alle persone il nome di un marchio di macchine fotografiche, spareranno Canon al 60% e Nikon il rimanente 40% e il motivo è semplice, pubblicità e presenza nei centri commerciali con espositori dedicati e venditori istruiti direttamente dalle case madri. Ora, quando mai nei centri commerciali si è trovata la qualità assoluta? E parlo per tutto, dai vestiti alle scarpe oltre all’elettronica. Il caviale di prima scelta lo trovate alla Coop o dal rivenditore di fiducia?
Non voglio dire che Canon o Nikon siano scarse, dico solo che devono molto del loro successo al settore vendite più che a una superiorità reale sui concorrenti che non godono della stessa visibilità nella grande distribuzione.
Ma parliamo nel dettaglio dei concorrenti e parliamo di cose concrete, il sensore per esempio, Canon usa i suoi ma il resto del mondo fotografico usa i sensori prodotti da Sony tranne Panasonic che se li produce per conto proprio. Già questo dovrebbe far riflettere, se il sensore è uguale non si potranno avere grosse differenze qualitative, ci saranno differenze cromatiche in base agli algoritmi scelti ma la resa agli alti iso ecc…saranno molto simili.
Per quanto riguarda le lenti potremmo discutere per mesi, Canon offre ottimi tele, Nikon è migliore nei grandangoli ma gli altri non sono da meno, gli Zuiko coprono dal grandangolo spinto al super tele e tutto a luminosità spesso superiori a quelle offerte dalla concorrenza. Le lenti Pentax annoverano dei fissi invidiabili, Panasonic ha un reparto ottico di ottima qualità così come le lenti di Sony.
Al giorno d’oggi pensare realmente che possa esistere un marchio superiore agli altri è pura e semplice utopia o scelta di campo soggettiva, nella realtà se si prendono prodotti di fascia alta si cade sempre in piedi e si ottengono sempre ottimi risultati.
Quello che le persone dovrebbero fare è semplicemente smettere di leggere i numeri riportati sulle scatole, smettere di seguire mille forum di parte e mettersi in testa che per scegliere il prodotto giusto prima bisogna studiare la fotografia, la tecnica e poi capire quale genere di fotografia interessa fare realmente e in base a quello poi scegliere il marchio che copre meglio le proprie reali esigenze.
Purtroppo la maggior parte delle persone fa l’operazione inversa, si fa incantare dal venditore di turno, torna a casa con un giocattolo costoso e poi scopre che non adatto alle proprie esigenze.
La pigrizia non paga mai, i risultati arrivano solo se prima si studia e si ha l’umiltà di fare la gavetta.
Io consiglio sempre di prendere una bridge, magari buona e usata per risparmiare e sperimentare quali sono le lunghezze focali più usate così da poter in un secondo momento acquistare una reflex e relative lenti in modo consapevole.
Ho un collega che per mesi mi ha stressato di domande perché doveva comprarsi una reflex, abbiamo passato ore a parlare, gli ho illustrato pro e contro, gli ho mostrato le differenze REALI e poi cosa ha fatto? È andato al Trony e ha preso la prima in offerta con doppio zoom che ha trovato lamentandosi dopo qualche tempo per la qualità infima delle lenti. Ora, se spendi 600 euro per corpo macchina e due lenti ti verrà il dubbio che siano dei fondi di bottiglia? Ora lo ha capito ma perché non ascoltare subito? Per pigrizia (i soldi non gli mancavano) e per bravura del venditore, non competenza sia ben chiaro.
Quando mi chiedono perché uso Olympus spreco ancora il mio tempo a rispondere, a spiegare i pro che offre questo sistema, ascoltano o sembra che ascoltino almeno e poi rimangono comunque interdetti e chiedono nuovamente perché non uso Canon o Nikon. Allora prendo alcune foto che ho stampato in grande formato e le faccio vedere e gli dico :” ecco perché”. Rimangono interdetti, chiedono con che macchina le ho fatte, che lenti ho usato e rimangono ancora interdetti. Ora, a parte il fatto che se sai fotografare lo scatto bello lo porti a casa anche con la bridge loro non riescono proprio a capacitarsi della qualità associata al marchio ed è tremendo.
Purtroppo grossi danni in tal senso li fanno anche i corsi di fotografia, spesso sponsorizzati, in cui i docenti parlano alla platea non in modo generale ma usando e predicando solo la propria attrezzatura creando così orde di discepoli poco informati.
Io credo che la cosa migliore sia poter avere un corpo performante e duraturo, delle buone lenti e, cosa importante, file pronti all’uso fin da subito, senza bisogno di sbattere la testa con il fotoritocco.
Queste cose tutte assieme con Canon per esempio non le ho mai trovate, corpi validi, lenti valide ma per ottenere il massimo dagli scatti il passaggio al pc è praticamente obbligatorio. Con Nikon ho avuto esperienze migliori ma solo con Olympus ho trovato un pacchetto completo che mi rende la vita facile e tranquilla. Ovviamente è una valutazione soggettiva determinata da gusti personali, da ergonomie e feeling, un canonista non sarà d’accordo probabilmente. Quello che è praticamente certo è che ad esempio un utente Canon o Nikon parlerà senza avere avuto esperienze dirette con altri marchi ma solo per sentito dire e questo è un grosso limite a mio avviso. Per valutare, per scegliere e soprattutto per sentenziare bisogna provare diversi sistemi e darsi il tempo di capire perché vanno o non vanno bene. Prendere un corpo, una lente e viverci tutta la vita è una cosa normale e sacrosanta ma sentenziare che quel corpo e quella lente sono il top assenza aver provato la concorrenza è solo supponenza e arroganza.
Ricordate solo di diffidare da chi vi da per assolute cose che assolute non sono, se un commesso vi venderà una cosa come la migliore, se un amico vi parlerà unicamente di un marchio senza conoscerne altri e cose simili allora prendete le distanze e cercate informazioni e valutazioni altrove.



mercoledì 20 gennaio 2016

Riflessioni sul mondo della fotografia

Ogni anno mi soffermo a riflettere sulla fotografia intesa come attrezzatura, sulle innovazioni viste l’anno precedente e sulle proposte delle varie case cercando di capire se e come il mondo fotografico sia cambiato.

Siamo arrivati al 2016 e sono passati 16 anni da quando ho iniziato ad usare macchine fotografiche digitali arrivando dalla pellicola vivendone quindi tutta l’evoluzione dalla nascita ai giorni d’oggi.

Ho assistito alla morte di marchi storici come Minolta, acquisita da Sony e la nascita di nuovi marchi come Panasonic che dal nulla si è inventato marchio di peso nel mondo della fotografia digitale.

Il passaggio da pellicola a sensore ha decretato una rivoluzione in cui solo chi si è saputo reinventare ed ha investito pesantemente in ricerca e sviluppo è sopravvissuto, un cambiamento epocale che nessuno aveva previsto.

Ricordo (sembro un vecchio) il fervore dei primi anni del digitale con soluzioni di tutti i tipi che cercavano di capire i bisogni dei “nuovi utenti” con macchine i cui corpi e lenti erano snodati, con altre che salvavano le foto su dvd fino ad arrivare ad alcune che avevano forme da disco volante. Il tutto pensando che il passaggio da pellicola a sensore dovesse portare con sé anche un cambiamento nel modo di fotografare.

Tutti questi progetti si sono arenati, sono falliti perché alla fine la macchina perfetta già esisteva, andava solo sostituito materiale di registrazione ma la forma quella doveva essere perché già figlia di sperimentazioni e miglioramenti nel corso dei decenni.

Oggi siamo tornati alle forme classiche ed hanno successo, non è una moda vintage ma una semplice presa di coscienza da parte delle aziende che hanno cercato di modificare i corpi macchina in chiave futuristica senza che ve ne fosse bisogno.

Ormai e aggiungerei per fortuna le aziende hanno ripreso a lavorare sulla qualità delle foto più che sulla forma delle macchine fotografiche mirando alla sostanza e non alla forma.

Il 2016 ha visto l’affermarsi dei sensori da 1” nella fascia delle compatte premium con conseguente miglioramento delle immagini ad alti iso mettendo da parte la corsa alle super zoom che avevano come compromesso proprio la grandezza del sensore.

Anche nell’ambito delle mirror less e delle full frame si è visto un affinamento dei modelli già in produzione piuttosto che rivoluzioni a tutto vantaggio di chi punta sulla qualità finale.

Diciamo quindi che forse le aziende hanno finalmente capito che gli utenti normali si accontentano degli scatti fatti con i telefoni mentre chi ha un palato fine vuole qualcosa di veramente migliore sia che si tratti di una compatta da taschino o di una macchina a lenti intercambiabili.

 

 

 

lunedì 18 gennaio 2016

Olympus e5 + Zuiko 50-200 swd

Ci sono giornate in cui prendere la vecchia signora e uscire a fare degli scatti con montato il sempre splendido Zuiko 50-200 swd è quasi un imperativo.
Ieri mattina ho avuto modo e possibilità di ritagliarmi un’oretta per fare degli scatti al volo sul lungomare ed ho ritrovato la sempre verde velocità di messa a fuoco e precisione di questa “vecchia” lente abbinata all’ultima ammiraglia 4\3 di Olympus, la e5.
Avrà anche “soli” 12 Mega Pixel, avrà 6 anni sulle spalle ma le foto le fa ancora bene come il primo giorno dimostrando che la corsa alle novità è più un fattore mentale di noi utenti che una reale necessità operativa.

venerdì 15 gennaio 2016

Flash Nissin i40

Il Nissin i40 è un flash che mi ha sorpreso molto in senso positivo e che vi consiglio vivamente di prendere in considerazione come futuro acquisto.
Questo flash è piccolo, molto piccolo ma è fatto veramente bene con diverse parti in metallo come il piedino di aggancio e lo snodo della testa oltre ad essere completo di piccolo piedistallo e di piccolo soft box.
A livello di potenza siamo a buonissimi livelli con numero di guida 40 che, per un flash così piccolo, sono molti.
Io lo uso abbinato allo Zuiko 12-54 e copre perfettamente l’intera lunghezza focale lavorando in ttl.
Altra chicca è il fatto che con il sistema Olympus-Panasonic il flash può essere comandato a distanza usando il lampeggiatore della fotocamera esattamente come avviene per i flash ufficiali delle due case.
Lo snodo della testa è sia in verticale che in orizzontale dando piena libertà di utilizzo al fotografo soprattutto in casa potendo sfruttare le pareti per non indirizzare il flash direttamente sui soggetti.
Ovviamente oltre alla modalità ttl si possono scegliere anche quella manuale, quella veloce per tempi di posa molto rapidi oppure la modalità ripresa che sfrutta una luce a led come illuminatore, non molto potente ma utile in ambienti molto bui per fare i filmati.
I tempi di ricarica sono ottimi se usate delle buone batterie.
Oltre al soft box il flash ha incluso un piccolo diffusore a scomparsa per attenuare il lampo e un piccolo pannello riflettente sempre a scomparsa per quando si punta verso l’alto l’unità.
Difetti?
Io non sono un esperto di flash, li uso solo se strettamente necessario e sinceramente difetti non ne ho trovati. Il prezzo è in linea con la qualità offerta, si trova sui 240 euro ma ho visto offerte su Amazon per 160 euro e bisogna tenere conto che un flash si compra una volta sola comunque e durerà per parecchi anni.
A seguire alcune immagini del Nissin anche abbinato alla mia Olympus e-5.