lunedì 26 marzo 2012

Tablet, Smartphone quad core, connessione perenne, come evolve la fotografia

Il fotografo di oggi non può prescindere da internet, tutto ruota attorno alla rete, le foto viaggiano a suon di bit e chi non è connesso praticamente non può lavorare. La fotografia oggi si sviluppa solo in digitale, scattiamo file, li elaboriamo in processori sempre più prestanti e li inviamo agli amici, ai siti o semplicemente a qualche servizio di stampa.

Cosa ha comportato tutto ciò?

Sicuramente un aumento enorme nella potenza di calcolo di ogni oggetto tecnologico che utilizziamo. I cellulari che fino a qualche anno fa ci servivano al massimo per mandare sms oggi devono potersi connettere alla rete ad alta velocità, devono avere uno schermo grande e ad alta risoluzione per rivedere foto e filmati e devono essere anche belli. Per chi ha esigenze maggiori esistono i tablet oppure i portatili con tanto di abbonamenti internet per non rimanere mai disconnessi.

In parole povere un fotografo oggi esiste più come entità virtuale che come professionista fisico.

Per fare un esempio a me è capitato più di qualche volta di trovarmi per strada, di assistere ad un incidente o a una manifestazione durante i quali ho fatto delle fotografie che nell’arco di 5 minuti erano già nella posta elettronica della redazione del quotidiano locale pronte per andare in stampa il giorno dopo all’interno di un articolo. Tutto questo è possibile grazie all’avvento del digitale, fino a 15 anni fa avrei dovuto sviluppare il rullino, stampare la foto, vedere il risultato e solo poi inviarlo al quotidiano, con conseguente perdita dell’attimo, della notizia ancora calda. Essere i primi, questo conta oggi, più rapidi ed efficienti si è e maggiori possibilità di veder pubblicato un proprio scatto si hanno e per essere i primi bisogna essere tecnologicamente pronti.

Io di mio cammino sempre con la macchina fotografica al fianco quando esco, uno zoom versatile, la batteria bella carica e il tappo dell’obiettivo tolto perché spesso le scene interessanti si presentano repentinamente e si ha appena il tempo di sollevare la macchina e scattare sperando che la foto sia venuta. Fatto lo scatto, se adeguato, lo passo o sullo smart-phone o sul tablet a seconda di cosa ho dietro in quel momento, lo elaboro con photo shop touch o equivalenti, lo ridimensiono ed eventualmente lo spedisco a chi di dovere o lo condivido su facebook se lo ritengo divertente.

Tutto questo mi richiede si e no 10 minuti di lavoro, impensabile una cosa del genere fino a pochi anni fa ma oggi il mondo corre, corre talmente tanto che una generazione tecnologica fa la differenza nel processo produttivo. Guardiamo gli smart-phone, io ho un HTC Sensation debitamente sbloccato per spremerne il massimo, è un dual core a 1.5 Ghz, una potenza di calcolo degna di un piccolo netbook o di un tablet, oggi stanno per uscire i nuovi smart-phone che montano un quad core per l’elaborazione video, una potenza di calcolo che supera quella di una Play Station Vita di ultima generazione e tutta a disposizione dell’elaborazione di foto e filmati in alta risoluzione. Ovviamente c’è anche chi compra questi mostri e poi semplicemente naviga in rete, manda sms o qualche mail ma a quelli io do dei folli, una spesa deve essere fatta in base alle esigenze e non in base alle mode.

Un fotografo sportivo, ha esigenze diverse ma sempre basate sulla rapidità, se ad esempio ci troviamo in un palazzatto dello sport a seguire un evento  come fotografi ufficiali avremo bisogno della macchina fotografica, di un pc e di una stampante oltre a due collaboratori. Già perché mentre noi scatteremo le fotografie ci dovrà essere qualcuno che farà la spola tra noi e chi elabora le foto che provvederà a fare il cambio di schede di memoria e chi starà alla postazione pc dovrà essere rapido nell’elaborare gli scatti e pronto a stamparli nel caso si riuscisse a venderli a qualcuno degli atleti o loro famigliari.

I ritmi sono frenetici, tutto subito, tutto al volo.

I fotografi sono tutti pronti a questa rapidità operativa?

 

 

 

 

lunedì 19 marzo 2012

Tablet e foto ritocco, possibile?

Oggi sembra che i tablet stiano prendendo sempre più piede nell'uso quotidiano, vuoi per le dimensioni ridotte, per la praticità di utilizzo o anche solo perchè è così che va la moda ma sono usabili da un fotografo per fare lavori seri?
Io possiedo due tablet, un Ipad 2 della Apple con installato IOS 5.1 ed un Asus Transformer con su Android ICS, entrambe quindi aggiornati all'ultima versione dei rispettivi sistemi operativi. Non sono un talebano di nessun sistema, questo va detto subito, non sono un fan Apple o Android ma faccio convivere senza paranoie un Ipad 2, un Ipod Touch 4g e diversi smartphone e un tablet con Android cercando di coglierne il meglio per i diversi utilizzi.
Venendo al discorso che più mi interessa e cioè se i tablet oggi in commercio sono adatti al ritocco fotografico e alla gestione delle immagini devo dire che dopo molte prove e applicazioni acquistate sia per la piattaforma Apple che per quella Android il mio verdetto cade a occhi chiusi sul prodotto della Mela rosicchiata. Il motivo è semplice, a parte Adobe Photo Shop Touch che lavoro in modo identico sui due sistemi e che consiglio vivamente per la lavorazione delle immagini sui tablet è innegabile che per Apple esistono degli applicativi dedicati molto validi non presenti nell'ecosistema Android. Per citare quelli che ritengo i migliori direi che IPhoto è da avere assolutamente, sia per la gestione delle immagini che per la loro lavorazione al volo, è un programma molto valido, non rallenta il piccolo tablet Apple e a mio avviso è un must have per chi compre un Ipad. Per usi specifici invece segnalo le seguenti applicazioni sull'AppleStore (a pagamento):
Dramatic Black & White HD, una applicazione che consente di creare immagini in bianco e nero d'impatto, ideale per gli amanti del genere, con un gran numero di opzioni e personalizzazioni disponibili che non fa rimpiangere il Nik software per pc
Simply HDR-HD, una applicazione che crea hdr partendo da singole immagini, anche qua innumerevoli impostazioni selezionabili e modificabili a piacimento per ottenere l'effetto che abbiamo in testa e che a risultato finale non ha nulla da invidiare a diversi plugin per PhotoShop 
Grungetastic HD, questa è una applicazione particolare che va a lavorare con delle texture che si sovrappongono alle nostre immagini, io lo uso come tocco finale se voglio ottenere particolari effetti creativi
Queste applicazioni come ho detto sono tutte a pagamento ma lavorano i file ad alta risoluzione mentre altre restituiscono immagini di formato ridotto che spesso sono valide sono per uso web o piccole stampe.
Il table Android non è che non sia indicato all'uso post fotografico ma a mio avviso è meno ottimizzato, ho riscontrato diversi crash durante la lavorazioni di foto di grandi dimensioni vanificando il lavoro svolto e questo è un punto essenziale, un tablet può essere lento ma deve finire il lavoro iniziato!
Può un tablet sostituire un pc? 
A mio avviso sì se parliamo di un fotografo e non di un grafico, una immagine dovrebbe essere modificata fino ad un certo punto, oltre si entra nel campo della finzione a mio avviso e comunque anche i tablet con i giusti software possono farlo. La limitazione grossa è il tempo, il lavoro che un pc fa in un paio di secondi al tablet richiede una ventina di secondi, non una eternità ma conosco persone che andrebbero fuori di testa per una cosa del genere.
Il nuovo Ipad che uscirà a breve dovrebbe migliorare le cose in tal senso avendo un quad core grafico e soprattutto uno schermo ad altissima risoluzione che dovrebbe far splendere le nostre foto e la cui precisione nella taratura del colore è praticamente perfetta secondo i primi test online, altra cosa fondamentale per le foto.
Alcuni potrebbero obbiettare che un portatile di media potenza (superiore di molto ad un tablet comunque) costa molto meno e può fare più cose ed è verissimo ed anche io non rinuncerei mai al pc per un uso esclusivo della tavoletta. Quello per cui suggerisco un tablet è la lavorazione al volo delle immagini, per tutti i lavori che non richiedono fretta ma il cui impatto visivo è importante senza contare che per una presentazione delle foto un tablet è comodo, veloce ed elegante. Il problema è legato ai prezzi, un tablet per lavorare le foto deve avere tanta memoria interna per scaricare le nostre schede, diciamo almeno 32giga, 16 sono pochini calcolando che dovremo installare anche i software di lavorazione e tutto ciò che vogliamo come musica o filmati. Un tablet con le caratteristiche giuste si attesta sui 500 euro, di più se volgiamo usufruire della connessione 3G per essere sempre connessi, non proprio bruscolini insomma e quindi la valutazione dell'acquisto deve essere fatta in modo ponderato.
Se qualcuno avesse domande relative a questo argomento le ponga pure, se potrò cercherò di dare delle risposte!

giovedì 15 marzo 2012

In fotografia il costo equivale alla qualità finale?

Ultimamente mi hanno chiesto suggerimenti in merito agli acquisti da effettuare e mi sono accorto di come le case produttrici, tutte, giochino molto sul binomio prezzo-qualità, ma corrisponde a realtà? Per rispondere dobbiamo partire dal mercato in generale e capire come ci sia stata una inversione di tendenza nell'ultimo decennio rispetto al passato per quanto riguarda la percezione di qualità e la propensione alla spesa che ci hanno instillato. Una volta il prezzo di un prodotto era legato alla sua qualità, si sapeva che spendendo molto si sarebbe acquistata una lavatrice migliore e più longeva, un frigorifero di classe alta, una automobile affidabile e cos' via. Oggi non è più così. Oggi a incidere sul costo c'è in buona parte il design, l'estetica, l'appagamento di un desiderio più che di un bisogno e funziona così per tutto e ciò spiega il dilagare dei SUV, del bisogno di possedere una casetta invece di un appartamentino o uno smartphone invece di un normale cellulare. La fotografia ha seguito questa tendenza? Purtroppo sì! Ci propinano macchine compatte a prezzi assurdi, 500 euro, sostenendone una qualità superiore alla media grazie a sensori più grandi e lenti migliori ma diamo un senso a queste affermazioni, i sensori in questioni hanno un millimetro in più rispetto alla norma, non sufficiente a garantire qualità elevata e le lenti sono sì più luminose ma pur sempre applicate a sensori minuscoli che ne inficiano la bontà. Il problema è che l'acquirente medio in primo luogo non si informa o non sa dare un senso alla informazioni che gli vengono date e poi cade nel tranello di ritenere che se una macchina costa tanto allora renderà tanto. La verità è ben diversa, i numeri sulle scatole dovrebbero essere letti in senso negativo, molti megapixel corrispondono sempre a molto rumore, molto zoom corrisponde sempre a sensori più piccoli e alla fine ci si ritrovano per le mani degli apparecchi che costano tanto, promettono molto e rendono poco. Se ciò non bastasse i costruttori per attirare i clienti hanno imparato ad usare i lustrini, linee affusolate, linee retrò, schermi formidabili ecc...abbondano sul mercato e fanno aumentare i prezzi senza portare migliorie sul fronte della qualità dell'immagine. Che senso ha? E' un pò come prendere una automobile in base alla carrozzeria invece di scegliere la motorizzazione in base alle reali esigenze, alla fine si spende di più, si appaga il proprio ego ma la sostanza non migliora. A chi mi chiede che macchina prendere io dico di stare attenti, di scegliere in base alle reali necessità e di dare maggior peso alle recensioni negative che a quelle positive perchè diciamocelo, difficilmente chi spende 500 euro poi ha il coraggio di ammettere di aver preso una fregatura!

martedì 13 marzo 2012

mercoledì 7 marzo 2012

In che misura la tecnologia ha cambiato la fotografia?

Una domanda che sorge spontanea quando si pensa alla fotografia moderna è: come facevano una volta senza questo o quello?

Oggi sembra impensabile scattare una fotografia senza avere a disposizione uno stabilizzatore di immagine, un sensore che possa spingersi fino a 12.000 iso, uno schermo ad alta risoluzione per rivedere lo scatto appena fatto o un modulo auto focus iper veloce e preciso.

Quando ho iniziato a scattare fotografie usavo una Olympus OM-1, un pentaprisma enorme, una pellicola nel corpo, tanta volontà e gli scatti venivano comunque, sudati, spesso sbagliati ma il dover pagare il rullino, lo sviluppo e la stampa faceva sì che imparare a fotografare divenisse non solo una possibilità ma una necessità economica. Oggi quando esco mi diverto a osservare che ogni volta che qualcuno fa una foto un secondo dopo si mette a riguardarla sul monitor della macchina fotografica per controllare com’è venuto, fanno così anche molti sedicenti professionisti purtroppo…segno che non sono sicuri di ciò che fanno e che non sanno come hanno scattato.

La tecnologia è bella, facilita di molto la vita ma il rischio è proprio quello di affidarsi ad essa con troppa disinvoltura e di non riuscire più a farne a meno. Mi accorgo sempre più spesso che le persone tengono accesi gli stabilizzatori di immagine anche quando potrebbero scattare in totale sicurezza solo perché non sanno più il rapporto tra tempo, lunghezza focale e mosso.

Vedo che sempre più persone scattano 3 immagini consecutive a diverse esposizioni per poter poi scegliere quella corretta invece di fermarsi a meditare un secondo in più in fase di scatto e farne una sola e corretta. I fotografi oggi girano con schede da 16 giga nei corpi macchina e riescono anche a riempirli, di cosa poi? Io non ho mai usato un taglio superiore ai 4 giga e scatto in raw+jpeg, una volta che si hanno a disposizione 300 scatti cosa serve di più? Ricordo i rullini da 36 pose che usavo una volta e mi sentivo un signore rispetto a chi usava quello da 24 perché quei 12 scatti in più sembravano infiniti, oggi non bastano più 36 scatti per una gita con gli amici, se non si crea un filmato continuo di ogni istante non si è contenti, ci si sente castrati.

La tecnologia ci ha aiutati parecchio ma per anni grazie ad essa i produttori hanno potuto smettere di costruire macchine fotografiche con mirini decenti e immettere invece nel mercato dei corpi con dei mirini piccoli e bui che hanno disabituato le nuove leve fotografiche all’uso del proprio occhio portandole ad affidarsi totalmente all’auto focus della macchina.

Io suggerisco sempre a chi mi chiede come iniziare a fotografare di imparare a non dipendere dalla tecnologia e a non sedersi sugli allori, per esempio suggerisco di scegliere la sensibilità iso prima di iniziare a scattare e di non modificarla per tutta la sessione come se si trattasse di un rullino fotografico, così si impara presto a scegliere la giusta sensibilità in base alla luce. Suggerisco di lasciare spento lo stabilizzatore per prendere confidenza anche con se stessi, non tutti abbiamo la mano ferma allo stesso modo, alcuni riescono a scattare a 1\6 di secondo, altri non possono scendere sotto 1\20 e bisogna saperle queste cose. Spingo molto anche sull’uso del mirino per comporre l’immagine, certo, lo schermo è più grande e bello da vedere ma il mirino ci fa entrare nella scena, ci isola dal resto, ci fa guardare il mondo da uno spioncino e questo è stimolante.

Solo quando un fotografo ha imparato a fotografare può avvalersi di tutte le diavolerie tecnologiche che oggi gli vengono messe a disposizione perché sa già fare foto, sa già usare lo strumento, il resto gli servirà solo nei momenti di reale necessità o come plus cui attingere per dare sfogo alla propria creatività.

 

 

 

Robin Wong Olympus E-M5 Review

Finalmente il famoso blogger Robin ha avuto modo di testare la nuova Olympus, a voi il link con la review da leggere e gustare: http://robinwong.blogspot.com/2012/03/olympus-om-d-e-m5-review-batu-caves-kl.html

domenica 4 marzo 2012

E-m5, pre-ordini sì ma non in Italia

Alla fine è arrivata l'influenza, proprio nel fine settimana, che bello vero? Tra una medicina e una sfebbrata sto facendo ricerche sulla nuova e-m5 che non vedo l'ora di avere tra le mani. Come al solito l'Italia è fanalino di coda, in Inghilterra e Germania la macchina è già in pre-ordine e in Inghilterra offrono gratis il battery grip a chi fa il pre-ordine con un risparmio di circa 300 euro, da noi neanche si sanno ancora i kit. Sono parecchio tentato a fare l'ordine in Inghilterra per risparmiare, se a qualcuno interessa c'è questo store online di rinomata serietà che spedisce anche in Europa: http://www.srsmicrosystems.co.uk/7413/Olympus-OM-D-E-M5-Silver-Camera-Body---Deposit.html 

danno la disponibilità dal 2 aprile mentre Amazon in Giappone pone il 31 marzo come inizio distribuzione. Sono quasi sicuro che in Italia i primi esemplari arriveranno verso metà aprile e solo in kit con l'obiettivo mentre per il corpo si dovrà aspettare maggio, solitamente funziona così da noi...



sabato 3 marzo 2012

Fuji X100 VS Olympus E-pl3

Ho eseguito qualche rapido scatto per mettere a confronto la x100 con il suo 35mm equivalente e la E-pl3 con lo Zuiko 34mm equivalente, tanto per vedere se il tanto decantato sensore della Fuji, in formato aps-c, è realmente migliore del sensore 4\3 della Olympus. La prova non è scientifica credo possa rendere l'idea sul tipo di file che sfornano le due macchine, la prima serie mette a confronto le sensibilità iso, sono potuto salire fino a 800 perchè poi la Fuji sparava troppo le luci mentre la Olympus riusciva a compensare bene la luminosità. Le ultime due immagini mettono a confronto le due macchine a 200 iso in uno scatto ravvicinato.
Per entrambe il diaframma era posto a 2.8 quindi la x100 guadagnava uno stop di nitidezza rispetto al valore f2 da cui poteva partire mentre lo Zuiko era a tutta apertura.


E-pl3 200 iso




Fuji x100 200 iso




E-pl3 400 iso




Fuji x100 400 iso






E-pl3 800 iso




Fuji x100 800 iso






Immagine ravvicinata E-pl3 200 iso






Immagine ravvicinata x100 200 iso






Trarre conclusioni non è semplice, di sicuro la x100 gode di una gamma dinamica maggiore e lo si nota nei dettagli che coglie nelle zone in ombra dove invece la e-pl3 non registra informazioni, d'altro canto le foto della x100 risultano sovra esposte rispetto a quelle della Olympus e questo potrebbe falsare i risultati in tal senso. Come colori non c'è storia, la Olympus vince a mani basse e a mio avviso anche come resa generale risulta migliore mentre per la resa agli alti iso non c'è nulla di eccezionale nel sensore della Fuji.
Osservando le foto a mio avviso non si può che rimanere delusi dalla Fuji, ok, regge le ombre meglio ma sovraespone le alte luci mentre la Olympus ha una lettura più equilibrata della scena e restituisce maggiori dettagli, a titolo d'esempio metto un crop al 100% delle ultime due immagini:


Olympus




Fuji




Per inciso il punto di messa a fuoco era identico per entrambe le macchine, tutte le foto sono messe in jpeg così come sfornate dalle macchine con tutte le impostazioni su standard.

giovedì 1 marzo 2012

Fuji X100 considerazioni varie

Sono qua seduto con al mio fianco la X100 e mi chiedo: “è valsa la spesa?”.

I contro di questa macchina possono essere tantissimi, dall’ottica fissa allo schermo fisso e non superbo, dalla scarsezza della ghiera del menù (quella della Olympus è 1000 volte meglio) al firmware scritto da qualche programmatore che di fotografia capisce poco visto il marasma che ha creato. Non è piccola, non è leggera, non ha lo schermo basculante e questo pregiudica le fotografie macro o comunque in posizioni inusuali, la messa a fuoco manuale è praticamente impossibile e a voler essere pignoli il tappo anteriore si stacca con troppa facilità.

Tanti difetti a prima vista, ma lo sono realmente?

Per comprendere questa macchina fotografica bisogna capire a cosa si sono ispirati in casa Fuji, una casa che di fotografia alle spalle ne ha da vendere e credo che la risposta sia una sola, il cardine fisso è stato lo scatto.

Questa non è una macchina per caccia fotografica, con il suo 35mm equivalente va bene per tutto e per niente allo stesso tempo, troppo ampio per soggetti lontani e troppo stretto per panorami mozzafiato ma è una lente che è tutta da gustare per luminosità e nitidezza.

Negli ultimi anni i produttori ci hanno abituati agli zoom che rappresentano sempre dei compromessi per quanto validi essi possano essere e le nuove generazioni di fotografi non sanno cosa perdono quando scelgono un unico obiettivo tuttofare. Con la mia E-pl3 ho già intrapreso la via delle ottiche fisse e di qualità e questa Fuji X100 rappresenta una ulteriore tappa mirata verso questo ritorno alla vera fotografia che non è fatta di tonnellate di scatti tra cui scegliere i migliori ma di singoli click pensati e meditati. Con la X100 si deve camminare per inquadrare correttamente il soggetto, si deve entrare nella scena, bisogna sapere cosa si vuole fotografare, come e quando, non si improvvisa con un’ottica fissa, si ragiona.

La X100 è comoda da impugnare, restituisce un senso di solidità quasi perduto nel mondo del digitale e fa assaporare non solo la fotografia ma anche la dolcezza del mezzo fotografico.

I progettisti di casa Fuji nel creare questa macchina fotografica sono partiti da due elementi, il sensore e la lente, li hanno reciprocamente ottimizzati e attorno ad essi hanno costruito un corpo che strizza l’occhio a chi ha amato la pellicola e crede che le tradizioni debbano essere portate avanti pur stando al passo con i tempi. In ciò sta il miracolo Fuji, tolta l’elettronica la X100 potrebbe essere scambiata per una macchina anni ’70 a pellicola e qui risiede il segreto del suo successo.

Certo, il mirino ibrido di nuova concezione è una marcia in più, l’ottima resa agli alti iso, la buona qualità dei jpeg e i filtri fotografici sono un qualcosa che rende il tutto ancora più completo ma non sono l’essenza di questa macchina, ma solo una aggiunta.

Strano vero?

In un mondo che rincorre le ultime chicche digitali e innovazioni tecnologiche si può riuscire a godere a pieno la fotografia con una macchina non tecnologica, priva di stabilizzatore, con una lente fissa ed un mirino ottico.

Un quesito me lo ero posto però, ha senso prendere questa macchina quando mettendo lo Zuiko 17mm 2.8 sulla E-pl3 avrei la possibilità di fare praticamente le stesse foto?

La risposta è sì, non conta solo cosa si scatta ma anche come lo si fa e a regalare un certo gusto fotografico non concorre solo lo scatto finale ma anche le sensazioni che si vivono nell’attimo in cui lo si cattura.