lunedì 29 febbraio 2016

Fujifilm X70

Fujifilm ha presentato una macchina da taschino estremamente interessante per gli amanti dei panorami e delle foto in interni,la X70.

Questa macchina dal corpo in metallo e dall’aspetto un po’ retrò ha al suo interno un sensore aps-c da 16 MegaPixel di ultima generazione che garantisce ottimi risultati in termini di tenuta agli alti iso.

L’ottica è un fisso equivalente a 28mm nel formato 35mm con luminosità massima f2.8.

Per molti avere una sola lente oltretutto grandangolare potrebbe essere un limite insormontabile, di sicuro non è indirizzata ai ritrattisti ma per gli amanti delle foto panoramiche, delle foto in interni dove spesso si lotta con il poco spazio a disposizione questa lunghezza focale risulta ottima.

Fujifilm ha dichiarato di aver lavorato in modo da avere la massima nitidezza dal centro ai bordi anche a tutta apertura e c’è da crederle.

Purtroppo le dimensioni ultra compatte hanno portato ad alcuni sacrifici come la totale mancanza di un mirino, cosa che personalmente non condivido, se Sony è riuscita a piazzarne uno nella serie X100 la cosa era fattibile anche in questa macchina. Il fotografo dovrà quindi utilizzare il monitor touch per tutte le operazioni, monitor basculante e ruotabile di 180° per poter eseguire auto ritratti.

Il prezzo non è propriamente basso, si parla di 700 euro che per una macchina dall’ottica fissa potrebbero sembrare troppi all’acquirente finale. Allo stesso prezzo o poco più ci sono ottime compatte con sensore da 1” e zoom 28-100 ben più flessibile e dalla qualità finale comunque egregia.

Personalmente preferire investire in un corpo mirrorless con zoom standard o anche con un fisso luminoso ma avendo poi la possibilità di cambiare in futuro ottica piuttosto che spendere una cifra importante per una macchina così ma sono gusti e pensieri personali.

Di seguito il link per vedere la presentazione della macchina:  https://youtu.be/IaSiA-jPnWg

 

giovedì 18 febbraio 2016

Pentax K1, il ruggito di Pentax

Da anni si vociferava sul ritorno di Pentax al full frame e finalmente è avvenuto con la presentazione della nuova K1, una macchina con tutti i numeri per far parlare di se.
Le dimensioni sono generose se paragonate alle aps-c ma rispetto alle full frame delle altre marche risulta comunque compatta.
Questa macchina offre un corpo in magnesio, tropicalizzato e, almeno dalle immagini, ergonomico con una impugnatura più che generosa.
Il sensore ha 36 Mp e lavora a 14bit privo di filtro passo a passo ma con soluzione software per ripristinarlo se servisse maggiore definizione dei dettagli e dei colori.
La stabilizzazione è affidata al sensore sui 5 assi rendendo così stabilizzate tutte le ottiche montate e parliamo di compatibilità con le ottiche della casa a partire dagli anni ’70, ottima notizia per gli affezionati del marchio.
Altra chicca è l’illuminazione degli sportelli e della baionetta per lavorare in tranquillità anche al buio, una cosa mai pensata prima ma che in effetti può risultare utile.
Per la memorizzazione ci si affida a due sportelli SD con supporto a schede ultra veloci e non manca connettività WiFi e GPS.
Il monitor è “strano”, è una unità da 3.2” con un innovativo sistema di basculamento che offre parecchi gradi di mobilità ma non il ribaltamento completo, d’altro canto autoscatti in mano con una full frame sono difficili da eseguire.
Forse solo l’auto focus è un pelo sotto le aspettative contando 33 punti di messa a fuoco ma concentrati nella parte centrale del fotogramma. Va detto che la maggior parte dei fotografi scatta con singolo punto centrale o zone limitrofe ma sicuramente saranno penalizzate le riprese di soggetti in movimento con messa a fuoco continua.
Prezzo? 1.700 dollari per il solo corpo, che si trasformeranno in 2.000 euro presumo, non esagerati al momento del lancio a mio avviso.
Bella vero?
A me piace molto, è fuori dal budget e dalle mie mire ma è una bella notizia per il mercato poter contare su un nuovo concorrente e non solo sui soliti marchi noti.
A seguire alcune foto ufficiali della Pentax K1 prese dal sito Pentax

martedì 16 febbraio 2016

Tropicalizzazione in fotografia

Cosa si intende per corpo macchina e lente tropicalizzati?

In effetti non esiste un valore internazionale di riferimento che determini la tropicalizzazione di una macchina fotografica o di una lente, diciamo che con questo termine i costruttori indicano la possibilità di un loro prodotto di lavorare in presenza di acqua.

Quanta acqua?

Dipende dal costruttore sostanzialmente. Esistono tropicalizzazioni blande, adatte a sopportare un po’ di pioggia leggera e tropicalizzazioni pesanti, adatte a garantire l’operatività in ambienti tropicali sotto acquazzoni che durano un giorno intero.

Si sa quali marchi sono i migliori come tropicalizzazione? Ovviamente si dovrebbero prendere in considerazione i singoli corpi ma se leggete un po’ di forum e siti di fotografia vedrete che i meno blasonati risultano i migliori in tal senso con Olympus e Pentax che battono Canon e Nikon. Probabilmente questo è dato anche dalla differenza numerica di prodotti a catalogo, Olympus e Pentax si concentrano su pochi modelli e devono farli nel modo migliore mentre Canon e Nikon avendo a catalogo molti più corpi possono usare gradi di tropicalizzazione diversi a seconda delle fasce di prezzo.

Alla fine comunque la tropicalizzazione serve solo a chi fotografa sotto la pioggia?

No, essa serve a impedire che acqua ma anche polvere, sabbia, sale al mare possano entrare nel corpo macchina creando problemi alle parti elettroniche ma anche meccaniche come l’otturatore o la tendina.

Ovviamente il tutto ha un senso se anche la lente è tropicalizzata altrimenti il discorso viene meno.

Anche per le lenti la tropicalizzazione ha un valore che va oltre il lavoro sotto la pioggia, pensate ai tanti che usano gli zoom e si ritrovano pelucchi o granelli di polvere all’interno delle lenti, cose che fanno saltare i nervi vi assicuro! La tropicalizzazione impedisce che ciò accada a ritarda anche l’insorgere di muffe sulle lenti dovute all’infiltrazione di eccessiva umidità nei barilotti.

Sia chiaro che senza tropicalizzazione si vive benissimo avendo cura del proprio materiale ma se spendendo poco di più la si può avere a mio avviso vale la pena come investimento.

 

lunedì 15 febbraio 2016

Fotografare paesaggi

I paesaggi sono la cosa più comoda da fotografare perché la natura ce li mette a disposizione ma non per questo sono i più facili da immortalare.
Molte persone pensano che fare foto paesaggistiche sia più semplice che lavorare con modelle ma solitamente è vero il contrario. Chi fotografa in studio o anche all’aperto con un soggetto umano ha il totale controllo di tutto, luce, sfondo, esposizione, trucco ecc…
Lavorare con la natura invece richiede pazienza, studio dei luoghi, fare chilometri di camminate per osservare lo stesso paesaggio da diverse angolazioni, in diverse ore della giornata per valutare la luce migliore.
Capita anche di ritrovarsi a pianificare per giorni un singolo scatto, magari in montagna, arrivare al momento del click e vedere il tempo mutare all’improvviso mandando in malora i calcoli fatti.
Per i paesaggi servono grandangoli, più è ampia l’area inquadrata e più riuscirà a stupire l’osservatore ma bisogna stare attenti a scegliere lenti che abbiano un’ottima gestione ottica per evitare effetti grotteschi simili a quelli generati dai fish eye.
Diciamo che una buona lente per paesaggi dovrebbe avere attorno ai 12-14 mm equivalenti nel formato full frame. Queste lenti per evitare distorsioni ottiche troppo accentuate solitamente sono parecchio costose e molti allora optano per un classico 28 mm equivalente.
Per esperienza vi assicuro che i risultati sono molto diversi.
Per avere un 28mm equivalente non serve nemmeno andare a spendere soldi per una reflex, basta una compatta qualsiasi o addirittura uno smart phone per ottenere lo stesso risultato in termini di copertura quindi se volete usare questa lunghezza focale evitate fatiche inutili e scattate con macchine leggere e trasportabili.
Se invece siete dei masochisti come il sottoscritto armatevi di un buon vetro e iniziate le vostre camminate di esplorazione, segnatevi ora e luogo, la luce, le ombre, fate qualche scatto al volo con il telefono come promemoria.
Una volta scelto il punto ideale per lo scatto, l’ora più consona per ottenere le luci migliori ed essere giunti al momento dello scatto sedetevi, montate il cavalletto e immergetevi nel mirino. In questo momento dovete ragionare parecchio, il cambio di luce, specialmente in montagna è questione di minuti alle volte e quindi occhio, studiate l’esposizione prima dello scatto, non bruciate le alte luci e tenete a mente il vostro progetto.
La differenza tra uno scatto riuscito e una foto qualunque avviene proprio in questo momento, quando raccoglierete i frutti delle fatiche e delle valutazioni fatte. I paesaggisti sono simili a giocatori di scacchi, non sparano raffiche di fotografie, non consumano gli otturatori come se fossero dei mitragliatori, sono dei cecchini, sparano di precisione e a colpo quasi sicuro.
Anni fa quando mi dilettavo ad andare in montagna per ferrate passavo più tempo a studiare gli scatti che a farne e alle volte scendevo a valle con una decina di foto e basta mentre altri del gruppo scaricavano intere schede di memoria.
Ora non dico di aver sempre portato a casa scatti migliori degli altri però è anche una questione di numeri e di culo direi, se si scatta a raffica qualcosa si coglie sempre ma è fotografia? Sarebbe come andare a caccia usando un fucile a pallettoni e sparare su uno stormo di uccelli, qualcosa cadrà di sicuro.
Un ambito in cui la tropicalizzazione di corpo e ottiche risulta importante e quasi fondamentale è la fotografia paesaggistica oltre a quella di caccia fotografica perché il tempo alle volte muta improvvisamente oppure si vuole scattare di proposito sotto la pioggia. Nel mio gruppo ho visto di tutto, da chi ha buttato lente e corpo perché ha preso un po’ di acqua a chi si attrezzava con delle protezioni di plastica stile tende per proteggere l’attrezzatura, scelta scomoda e poco pratica se ci si deve muovere spesso. Io suggerisco di investire in un sistema tropicalizzato se si sente la vocazione verso questa tipologia di foto, si spende di più all’inizio ma ci si lascia aperta qualsiasi porta senza rimpianti futuri.
Per quanto riguarda i dati di scatto invece le regole non sono fisse, io ho sempre preferito ISO bassi, cavalletto, tempi lunghi se necessario e diaframma ottimale che nel mio caso è compreso tra 4 e 5.6 in termini di resa del dettaglio. Per la gestione del file oltre al solito raw io scatto con jpeg tenendo i livelli a zero per avere la massima lavorabilità in post produzione.

La mia borsa fotografica

Zaino o borsa fotografica per le uscite?
Ogni fotografo amatoriale o professionista si è posto questa domanda nel momento in cui ha iniziato ad avere ottiche, flash e batterie da portarsi dietro per un lavoro o anche semplicemente per una gita fuori porta.
Personalmente dopo averli sperimentati entrambi ho scelto la borsa, meno comoda magari per il trasporto rispetto allo zaino ma molto più comoda a mio avviso nelle operazioni di cambio ottica.
Per gli utilizzi standard mi avvalgo di una Tamrac Pro8, una borsa compatta, di buona fattura e ottima resistenza.
Al suo interno trova posto la seguente attrezzatura:
-corpo macchina Olympus e-5
-zoom Zuiko 7-14
-zoom Zuiko 14-54
-zoom Zuiko 50-200
-fisso Zuiko 50mm
-flash Nissin i40
-cavi vari per scaricare le foto sul telefono o tablet
-4 batterie di scorta
-bombola d’aria e salviette per pulizia lenti

Il peso si aggira sui 4 chili circa ma mi assicura un utilizzo a 360° coprendo dal grandangolo spinto con 14 mm equivalenti al tele con 400mm equivalenti.
Questo è uno dei punti di forza del sistema 4\3 ed oggi ancora di più con il micro 4\3, tutte le lenti che ho sono professionali, tropicalizzate e con luminosità f2.8-3.5 per gli zoom e f2 per il fisso.
Provate a cercare ottiche con pari caratteristiche per Canon e Nikon per quanto riguarda luminosità, copertura focale e resistenza, metteteci un corpo professionale e vedrete che non vi starà mai dentro la stessa borsa e con lo stesso peso.
La borsa dei fotografica è come la borsa delle donne, strettamente personale, ad alcuni basta una lente per vivere felici, ad altri serve avere tutta l’attrezzatura per sentirsi liberi di decidere al momento cosa utilizzare.
Io appartengo alla seconda categoria se esco a fare foto “serie”, con l’intenzione di scattare per stampare, magari per un progetto più ampio o per un concorso a tema.
Con lo zaino avevo dietro la stessa attrezzatura, il trasporto era più confortevole potendo dividere il peso su entrambe le spalle ma poi dovevo sempre tirarlo giù, appoggiarlo a terra ecc…mentre con la borsa riesco a fare tutto al volo perdendo meno tempo, gusti personali.

mercoledì 3 febbraio 2016

Meglio Canon o Nikon?

Una delle domande che pongono più spesso sui forum dedicati alla fotografia e che mi sono sentito porre spesso anche io è quale marchio tra Canon e Nikon sia il migliore.
Ma che domanda è?
Sarebbe come scegliere tra Mercedes e BMW, se si mettono da parte gusti personali e barricate da fan boy ambedue i marchi offrono ottimi corpi e ottime ottiche.
Quello che rispondo spesso io è di guardare anche al resto del mercato che non è composto solo da Canon e Nikon e vanta offerte altrettanto valide e alle volte anche superiori.
Esistono marchi come Pentax, Olympus, Sony e sono tutti ottimi con molti punti a loro favore che dovrebbero farli preferire ai soliti marchi che spesso vivono di rendita dai tempi della pellicola.
Certo, se uno fa foto sportive in cui serve un autofocus continuo che assicuri il risultato (parlo di professionisti a bordo campo) allora Canon è indiscutibilmente il top ma quanti vivono di scatti al volo? I fotoamatori hanno reale bisogno di autofocus continui iper veloci? No, la maggior parte delle foto le scattano con scatto singolo su punto centrale e molti neanche sanno cosa sia la misurazione della luce, ben più importante.
Le mode purtroppo non seguono la qualità e tantomeno i bisogni reali degli acquirenti e questo provoca molti danni anche nel mondo della fotografia. Provate a chiedere alle persone il nome di un marchio di macchine fotografiche, spareranno Canon al 60% e Nikon il rimanente 40% e il motivo è semplice, pubblicità e presenza nei centri commerciali con espositori dedicati e venditori istruiti direttamente dalle case madri. Ora, quando mai nei centri commerciali si è trovata la qualità assoluta? E parlo per tutto, dai vestiti alle scarpe oltre all’elettronica. Il caviale di prima scelta lo trovate alla Coop o dal rivenditore di fiducia?
Non voglio dire che Canon o Nikon siano scarse, dico solo che devono molto del loro successo al settore vendite più che a una superiorità reale sui concorrenti che non godono della stessa visibilità nella grande distribuzione.
Ma parliamo nel dettaglio dei concorrenti e parliamo di cose concrete, il sensore per esempio, Canon usa i suoi ma il resto del mondo fotografico usa i sensori prodotti da Sony tranne Panasonic che se li produce per conto proprio. Già questo dovrebbe far riflettere, se il sensore è uguale non si potranno avere grosse differenze qualitative, ci saranno differenze cromatiche in base agli algoritmi scelti ma la resa agli alti iso ecc…saranno molto simili.
Per quanto riguarda le lenti potremmo discutere per mesi, Canon offre ottimi tele, Nikon è migliore nei grandangoli ma gli altri non sono da meno, gli Zuiko coprono dal grandangolo spinto al super tele e tutto a luminosità spesso superiori a quelle offerte dalla concorrenza. Le lenti Pentax annoverano dei fissi invidiabili, Panasonic ha un reparto ottico di ottima qualità così come le lenti di Sony.
Al giorno d’oggi pensare realmente che possa esistere un marchio superiore agli altri è pura e semplice utopia o scelta di campo soggettiva, nella realtà se si prendono prodotti di fascia alta si cade sempre in piedi e si ottengono sempre ottimi risultati.
Quello che le persone dovrebbero fare è semplicemente smettere di leggere i numeri riportati sulle scatole, smettere di seguire mille forum di parte e mettersi in testa che per scegliere il prodotto giusto prima bisogna studiare la fotografia, la tecnica e poi capire quale genere di fotografia interessa fare realmente e in base a quello poi scegliere il marchio che copre meglio le proprie reali esigenze.
Purtroppo la maggior parte delle persone fa l’operazione inversa, si fa incantare dal venditore di turno, torna a casa con un giocattolo costoso e poi scopre che non adatto alle proprie esigenze.
La pigrizia non paga mai, i risultati arrivano solo se prima si studia e si ha l’umiltà di fare la gavetta.
Io consiglio sempre di prendere una bridge, magari buona e usata per risparmiare e sperimentare quali sono le lunghezze focali più usate così da poter in un secondo momento acquistare una reflex e relative lenti in modo consapevole.
Ho un collega che per mesi mi ha stressato di domande perché doveva comprarsi una reflex, abbiamo passato ore a parlare, gli ho illustrato pro e contro, gli ho mostrato le differenze REALI e poi cosa ha fatto? È andato al Trony e ha preso la prima in offerta con doppio zoom che ha trovato lamentandosi dopo qualche tempo per la qualità infima delle lenti. Ora, se spendi 600 euro per corpo macchina e due lenti ti verrà il dubbio che siano dei fondi di bottiglia? Ora lo ha capito ma perché non ascoltare subito? Per pigrizia (i soldi non gli mancavano) e per bravura del venditore, non competenza sia ben chiaro.
Quando mi chiedono perché uso Olympus spreco ancora il mio tempo a rispondere, a spiegare i pro che offre questo sistema, ascoltano o sembra che ascoltino almeno e poi rimangono comunque interdetti e chiedono nuovamente perché non uso Canon o Nikon. Allora prendo alcune foto che ho stampato in grande formato e le faccio vedere e gli dico :” ecco perché”. Rimangono interdetti, chiedono con che macchina le ho fatte, che lenti ho usato e rimangono ancora interdetti. Ora, a parte il fatto che se sai fotografare lo scatto bello lo porti a casa anche con la bridge loro non riescono proprio a capacitarsi della qualità associata al marchio ed è tremendo.
Purtroppo grossi danni in tal senso li fanno anche i corsi di fotografia, spesso sponsorizzati, in cui i docenti parlano alla platea non in modo generale ma usando e predicando solo la propria attrezzatura creando così orde di discepoli poco informati.
Io credo che la cosa migliore sia poter avere un corpo performante e duraturo, delle buone lenti e, cosa importante, file pronti all’uso fin da subito, senza bisogno di sbattere la testa con il fotoritocco.
Queste cose tutte assieme con Canon per esempio non le ho mai trovate, corpi validi, lenti valide ma per ottenere il massimo dagli scatti il passaggio al pc è praticamente obbligatorio. Con Nikon ho avuto esperienze migliori ma solo con Olympus ho trovato un pacchetto completo che mi rende la vita facile e tranquilla. Ovviamente è una valutazione soggettiva determinata da gusti personali, da ergonomie e feeling, un canonista non sarà d’accordo probabilmente. Quello che è praticamente certo è che ad esempio un utente Canon o Nikon parlerà senza avere avuto esperienze dirette con altri marchi ma solo per sentito dire e questo è un grosso limite a mio avviso. Per valutare, per scegliere e soprattutto per sentenziare bisogna provare diversi sistemi e darsi il tempo di capire perché vanno o non vanno bene. Prendere un corpo, una lente e viverci tutta la vita è una cosa normale e sacrosanta ma sentenziare che quel corpo e quella lente sono il top assenza aver provato la concorrenza è solo supponenza e arroganza.
Ricordate solo di diffidare da chi vi da per assolute cose che assolute non sono, se un commesso vi venderà una cosa come la migliore, se un amico vi parlerà unicamente di un marchio senza conoscerne altri e cose simili allora prendete le distanze e cercate informazioni e valutazioni altrove.