mercoledì 24 settembre 2014

Filtro colore parziale Olympus OMD EM1

Con l’aggiornamento al firmware 2.0 dell’ammiraglia Olympus EM1 l’azienda ha inserito alcuni nuovi filtri, uno in particolare potrebbe risultare simpatico in fase di scatto per quanto riguarda la creatività.

Questo filtro si chiama colore parziale e fa ciò che spesso la gente cerca per rendere uno scatto più accattivante e cioè selezionare un unico colore e lasciare il resto della foto in bianco e nero.

Ovviamente questo genere di modifica trova il massimo effetto in condizioni controllate in cui sono presenti colori ben definiti e soprattutto là dove li vogliamo, mi viene in mente un vestito rosso e un bel rossetto su una modella ad esempio.

Di seguito tre scatti per far vedere come di volta in volta siano stati selezionati tre diversi colori, scusate i soggetti ma è solo un esempio pratico di come lavora la macchina con questo filtro che comunque ci fa scegliere anche diverse gradazioni del singolo colore per risultare il più preciso possibile.

 

 

 

 

 

 

 

martedì 23 settembre 2014

Immagini Olympus Stylus 1 + Half Case

Posto alcune foto della piccola compatta evoluta Olympus Stylus 1 che personalmente apprezzo molto per le uscite in cui leggerezza e ingombri ridotti sono indispensabili senza sacrificare troppo la qualità.

La custodia è in pelle nera con cuciture bianche, presa su Ebay dalla Korea per 20 euro e fa egregiamente il suo dovere proteggendo la macchina e permettendo una presa migliore grazie a quel po’ di spessore in più che dona alla macchina.

 

mercoledì 17 settembre 2014

Le Vie delle Foto, mostra fotografica a Trieste

Alle volte le cose capitano così, quasi per caso, un treno che passa e che provi a prendere senza sapere se ci riuscirai e se ti porterà da qualche parte.

Accade quindi che la tua compagna ti giri un link per una manifestazione che si terrà a tre settimane di distanza nella tua città e decidi di mandare delle foto appartenenti a un vecchio progetto mai sbocciato, più per provare che altro, a cuor leggero si potrebbe dire. E ti dicono ok, ti inseriscono nell’evento che è diffuso sul territorio cittadino ed è composto da tante piccole esposizioni personali ospitate in vari locali che aderiscono all’iniziativa.

In tre settimane prepari le stampe, cerchi di ottimizzare gli spazi esigui a disposizione usando dei pannelli per dare vita a quel progetto espositivo che ti ronzava nella mente fin da quando avevi scattato quelle foto.

Anche questo è Le Vie delle Foto, una manifestazione ideata e promossa da una vulcanica ragazza di nome Linda Simeone che ha pensato di creare un evento che si ripete da un paio di anni e che mette in contatto varie realtà imprenditoriali locali con fotografi che hanno voglia e materiale da esporre. L’idea mi è piaciuta subito perché rende il tutto di largo respiro, non pone vincoli sul tema lasciando libero il fotografo di presentare il proprio progetto in autonomia e gli da nel contempo il supporto che spesso manca per poter esporre le proprie opere.

Il tema da me scelto è quello della perdita del tessuto industriale cittadino attraverso un reportage fotografico eseguito all’interno di fabbriche che hanno cessato la loro attività in vari periodi di tempo.

Il progetto era nato anni fa quando, trovandomi all’interno di uffici deserti ancora parzialmente arredati, venni sopraffatto dal silenzio del luogo che faceva a pugni con il rumore e la vita che fino a poco tempo prima li animava.

Fu in quel momento che decisi di creare un percorso per accompagnare le persone attraverso quel silenzio usando le foto, per far percepire  quella desolazione, quella perdita di vita.

Quando una fabbrica chiude se ne vanno posti di lavoro, si creano drammi personali, famiglie rischiano di perdere le case perché non hanno più reddito e si crea un effetto domino che però il resto del mondo non percepisce. Il tutto si riduce a freddi numeri all’interno di un articolo di giornale, statistiche asettiche che non creano il solco nei cuori e nelle menti di chi legge.

Le foto hanno il potere di raccontare un avvenimento meglio di mille parole a mio avviso e di lasciare chi le guarda a riflettere su una realtà che non avrebbe mai potuto osservare altrimenti.

Reportage di questo tipo fanno capire a chi fotografa l’importanza delle immagini nella narrazione della cronaca, immagini che spesso mancano invece.

Non vi sono velleità artistiche mirabolanti, certo ci sono delle scelte fatte in fase di scatto come ad esempio l’uso del bianco e nero o del colore ma sono scelte fatte al volo, seguendo l’istinto, perché una fabbrica chiusa vive una seconda esistenza fatta di tossici che vanno a drogarsi, di ladri che vanno a rubare il possibile e di senza tetto che in quei luoghi trovano rifugio. Ecco allora che si deve fare veloci, ma in punta di piedi, camminare senza fermarsi se non per fare la foto tendendo l’orecchio nel silenzio che ti circonda, in cerca di eventuali pericoli.

Bisogna essere asettici, non toccare nulla ne lasciare traccia del proprio passaggio, quasi dei fantasmi in luoghi in cui i fantasmi sembrano aleggiare veramente.

Grazie a questa manifestazione avrò modo di esporre una parte degli scatti fatti, sperando che quelli scelti colgano nel segno e facciano riflettere un po’ su cosa vuole dire la parola fallimento affissa fuori da una fabbrica, su cosa rimane nella realtà quando si perde un posto di lavoro.

A me basta questo e sono grato all’organizzatrice per avermi scelto e per avermi assegnato un locale situato a fianco alla piazza principale della mia città dandomi così modo di far vedere a tante persone le foto che esporrò.

Per chi avesse modo e piacere il tutto si svolgerà a Trieste presso La Caffetteria del Borgo che si trova in Via Malcanton 6 dal 1° al 31 Ottobre 2014 e per l’inaugurazione che si terrà il giorno 1 Ottobre alle ore 18:30 ci sarà una breve presentazione dell’evento seguito da un rinfresco.

Il link dell’evento: https://www.facebook.com/events/1562728013955024/

 

 

martedì 16 settembre 2014

New firmware 2.0 Olympus EM1

Da oggi è disponibile l’aggiornamento firmware 2.0 per l’ammiraglia Olympus EM1.

I miglioramenti sono molti e sono stati aggiunti anche due nuovi filtri artistici interessanti, uno che riproduce le pellicole vintage e l’altro che permette di selezionare un colore e lasciare il resto in bianco e nero per foto particolari senza dover passare per il pc.

Io ho aggiornato questa mattina e sto testando i cambiamenti, come sempre preferisco il menù in lingua inglese perché le informazioni sono migliori rispetto alla traduzione italiana. Oltre a ciò è stato anche velocizzato il mirino elettronico usando la modalità HIGHT ed è stata introdotta una funzione per la correzione delle distorsioni ottiche molto utile per foto architettoniche con grandangolari. Per gli amanti delle foto in studio ora è possibile comandare la macchina in remoto dal proprio pc tramite cavo USB, una funzione che verrà apprezzata dai ritrattisti che lavorano in studio con modelle ma anche a chi vuole fare foto astronomiche con la comodità del computer quale mezzo di visualizzazione.

Una cosa importante è che la macchina viene resettata e si perdono le impostazioni personali, tenetelo a mente se le usate, probabilmente il tutto è dovuto a una riscrittura dell’intero firmware e non solo a un upgrade dello stesso. A me la cosa non crea problemi, anzi, così si ha la possibilità di dare un’occhiata alle nuove voci spendendo quei dieci minuti per reimpostare pulsanti rapidi e ghiere a proprio piacimento.

Come di consueto si raccomanda batteria carica, calma e nessuna fretta, leggere attentamente le schermate di dialogo che appaiono al pc e non premere AVANTI in modo compulsivo se non si vuole rendere inservibile la fotocamera.

Buon aggiornamento a tutti.

lunedì 1 settembre 2014

Cultura fotografica : Stanley Forman, 1975-76

Forman è stato il primo fotografo ad aggiudicarsi il Pulitzer per due anni di fila con due scatti che fecero molto scalpore e molto discutere in America.

I reporter come molti sapranno si sintonizzano sulle frequenze della polizia per poter arrivare sul luogo degli incidenti in tempo utile per fare qualche scatto e Foreman nel 1975 ascoltando la radio venne a sapere di un grosso incendio con persone intrappolate dalle fiamme. Ovviamente il reporter corse sul luogo e mentre si trovava la assistette ad una scena drammatica che riuscì a  documentare con la sua fotocamera, scena che ritraeva una madre con la sua bimba intrappolate sulla scala anti incendio pericolante mentre un pompiere cercava di raggiungerle. Accadde tutto in un attimo, all’improvviso la scala cedette e la donna assieme alla bambina precipitarono mentre Foreman scattava a raffica senza avere il coraggio di guardare attraverso il mirino l’attimo dell’impatto.

La donna morì sul colpo, la bambina invece le cadde addosso uscendone con qualche livido ma senza gravi danni.

La foto scattata era drammatica e molto forte e scosse la popolazione che gridò allo sciacallaggio mediatico mentre i giornali la difesero sostenendo il dovere di cronaca sia nel bene che nel male.

 

 

Nel 1976 Foreman ebbe invece l’intuito di dirigersi verso una manifestazione studentesca contro l’integrazione, tema caldissimo che dimostrava il profondo razzismo esistente in America.

Gli studenti che marciavano contro il trasporto pubblico degli scolari (di colore) all’improvviso presero di mira un uomo che passava da quelle parti, lo aggredirono picchiandolo e di colpo apparve sulla scena uno studente che brandendo un’asta con tanto di bandiera americana usò la stessa per colpire il poveretto.

 

 

 

Questa immagine è molto eloquente e carica di significati, simbolo di un’America che vive di sogni e falsi miti sotto una libertà e unità garantite dalla stessa bandiera usata per picchiare un americano solo perché di colore.

Forman con questi due scatti fu il primo ad aggiudicarsi il premio Pulitzer per due volte consecutive.