venerdì 18 aprile 2014

Occhi di bambino

Quando qualcuno mi chiede un consiglio su come fotografare io rispondo sempre che prima di pensare alle regole, alla composizione e a tutto il resto deve imparare a guardare il mondo con gli occhi di un bambino.

Noi adulti siamo imbrigliati in mille vincoli, in mille regole e con il passare del tempo perdiamo quella capacità di stupirci propria dei bambini. Mio figlio ha 2 anni e quando guarda il mondo non vede ciò che vedo io, per me una coperta è qualcosa che serve per tenere caldo la notte, lui ci vede una tenda, se io guardo un castello ci vedo pietra e storia, lui fate ed elfi. Chi fotografa e vuole riuscire bene in questa particolare arte deve tornare a vedere il mondo con gli occhi di un bambino se vuole distinguersi, se vuole trasmettere qualcosa di diverso.

Tutti noi andando in giro vediamo le stesse cose ma se le fotografiamo otteniamo risultati diversi per tante ragioni, non ultima la capacità di cogliere ciò che altri non vedono e riuscire a trasmetterlo con lo scatto.

Tutto questo passa anche attraverso la post produzione in certi casi se sul campo non riusciamo a cogliere esattamente ciò che vogliamo magari lavorando sui colori troveremo una chiave espressiva adeguata.

Avere occhi di bambino vuole dire stupirsi, inventare, andare oltre la realtà cercandone un’altra alternativa e magari non ci basterà un singolo scatto per riuscire a dare forma all’idea ma servirà una sequenza che aiuterà anche gli altri a vedere le nostre stesse cose.

La fantasia in tutto questo gioca un ruolo fondamentale, da adulti la chiamiamo creatività ma sono la stessa cosa, sognare ad occhi aperti e trovare nella fotografia la via per rendere reali quei sogni è dura sia chiaro. Chi disegna o scrive ha il vantaggio di creare dal nulla una realtà, il fotografo deve basarsi sul mondo che lo circonda e questo vincolo è un macigno difficile da modellare.

Se ad esempio mi trovo su una scogliera con un cielo cupo ed il mare agitato e provo dentro di me una sensazione opprimente, quasi di disagio, non è detto che uno scatto basterà a far capire i miei stati d’animo a chi poi guarderà la foto. In questo caso un viraggio verso il drammatico, che enfatizzi gli stacchi chiaro-scuro  ed i colori potrà venirmi in aiuto. Al contrario se mi trovo in un prato fiorito e provo una sensazione di pace, di armonia con la natura che mi circonda e voglio trasmettere questa sensazione un leggero effetto velato potrebbe essere la soluzione.

Un bambino sogna quando guarda, vede nel mare una miriade di pirati, nei prati ci sono elfi e folletti e se lo lasci giocare li renderà parte del gioco come se fossero veri e presenti. Questo deve imparare a fare un fotografo se vuole fare belle fotografie e non è facile visto che la società ci insegna a essere razionali e a mettere da parte la nostra vena creativa.

 

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