giovedì 13 settembre 2012

Sfruttamento dei fotografi e loro felicità

Sempre più spesso leggo nei pub o in altri locali che il gestore dà la possibilità, in forma gratuita, di ospitare esposizioni fotografiche per dare la possibilità alle persone di far conoscere il proprio lavoro.

Scritta così sembrerebbe una bella cosa no?

Sbagliato, si chiama sfruttamento delle illusioni altrui per arredare il locale e creare atmosfere gratis.

Prima di tutto un pub o simile non è esattamente il luogo in cui si ritrovano critici d’arte o anche solo appassionati competenti per contemplare delle fotografie. In secondo luogo esporre le proprie foto non serve ad altro che a rigenerare il proprio ego in quanto non si può vendere nulla ma solo far vedere.

Chi ci guadagna è il locale perché di solito l’entusiasmo di chi espone lo porta a invitare parenti e amici, a mettere annunci su facebook e simili per darsi un tono e sembrare grandi artisti e così gli avventori del locale aumentano.

Al fotografo cosa rimane?

Le spese di stampa, il lavoro di appendere e togliere le foto (sperando che non vengano danneggiate) e l’inutile auto celebrazione.

Perché tanta gente ci cade?

Semplice, l’alternativa sarebbe quella di mandare le proprie opere ad una galleria d’arte per una valutazione ed eventuale esposizione e messa in vendita delle opere.

Ecco, mettersi veramente in gioco, avere il coraggio di sentirsi dire che non si vale nulla, questo fa la differenza.

Io ho esposto in un paio di gallerie, in altre non sono stato accettato, capita, pensavo che alcuni lavori valessero la pena ed invece mi è stato risposto di no.

Certo non è facile ammettere a se stessi di non essere all’altezza, la via più semplice è ricevere i complimenti da parenti e amici che raramente sono persone competenti ed in ogni caso difficilmente vorranno ferirci.

I fotografi si lasciano però sfruttare con una semplicità imbarazzante e non solo loro, anche i gruppi musicali vengono trattati così, suonano gratis per farsi conoscere e alla fine non gli rimane nulla in mano ma il locale si riempie.

Il commercio della propria arte dovrebbe essere diverso, ok, io appendo delle mie opere nel tuo locale ma quanto mi dai? Cosa ne ottengo in cambio? Visibilità? Figurarsi se mi interessa la visibilità data da una birreria visti gli avventori, piuttosto chiedo ad una libreria o a una biblioteca dove il target di riferimento rispecchia maggiormente le mie aspettative culturali.

Forse sembrerà un intervento snob il mio, può essere, ho la presunzione di ritenermi culturalmente preparato in ambito fotografico ed in generale delle arti visive e quindi perché dovrei accontentarmi dei commenti di persone che di arte non sanno nulla?

È molto più stimolante e rischioso esporre a chi sa criticare e dare giudizi tecnici ma si rientra nel discorso delle gallerie…ben pochi vogliono leggere sul libro degli ospiti che le foto che ha fatto fanno pena.

In pratica non solo c’è lo sfruttamento della fotografia e dei fotografi ma ciò avviene con il consenso ed il sorriso di questi ultimi!

2 commenti:

  1. In questo tempo è tutto così banalizzato che anche l'arte è diventata un "mordi e scappa". Concordo pienamente con te per le foto appese nei locali che danno valore piu al locale che alla persona che le ha scattate. Poi ci sono quelli che si danno arie da professionisti per aver messo in mostra le loro foto... Altro fenomeno che ti chiedo di approfondire: nelle mie zone c'è da un annetto e piu la moda di avere nei locali "in" e "non in" un fotografo che gira e fa foto a tutti per poi pubblicare ad insaputa dei clienti ignari su facebook...e la privacy? E poi questi ragazzi con attrezzature da migliaia di euro per scattare nei locali centinaia di foto...e che arie si danno!! Che ne pensi di questo fenomeno?

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  2. Penso che sia triste. Anche qua è successo ma solo in un locale per fortuna e la gente purtroppo non si rende conto che questi non sono fotografi. Io ho molto più rispetto per ciò che ho visto all'estero dove sulle spiagge girano fotografi che si offrono ai turisti per fare scatti di qualità dietro compenso. Da noi è tutto senza valore, altrove la fotografia ben fatta è ancora apprezzata.

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