lunedì 15 giugno 2015

Riflessioni fotografiche

Ultimamente ho perso parecchio del mio amore verso la fotografia e la causa principale sono i social network e le valutazioni che su di esse si fanno delle foto.

Purtroppo mi rendo conto che oggi i professionisti hanno veramente la vita dura a causa della valanga di foto che girano e che vengono regalate alle testate giornalistiche on line che le pubblicano ripagando i presunti fotografi con un ringraziamento e una citazione quali autori.

Tutto questo ha portato ha uno svilimento della fotografia e ad una prostituzione impressionante delle persone che pur di vedere il loro nome accanto ad una foto scattano a tutto e a tutti senza un minimo di criterio o di capacità tecnica. Come può un professionista campare di fotografia se altri regalano scatti? Come può distinguersi dalla massa e farsi conoscere se a essere pubblicati sono degli amatori armati di compatte e cellulari?

I social network hanno distrutto parecchi mestieri, dal giornalismo alla fotografia perché i loro utenti medi sono di bocca estremamente buona e si accontentano di poco e che sia gratis senza rendersi conto che fanno del male principalmente a se stessi.

A cosa serve un bravo fotografo naturalista che passa giorni in quota studiando luci, paesaggi e colori se poi la gente si accontenta di una foto fatta da un escursionista occasionale con il telefonino?

Perché pagare un fotografo per un reportage fatto bene quando dopo pochi secondi in rete è pieno di fotografie dello stesso evento fatta da passanti?

Ovviamente tutto ciò giova alle testate giornalistiche a livello economico e a parte i grandi nomi come il #National Geographic o #Life che per fortuna perseguono la qualità il resto del mondo non sa distinguere una foto ben fatta da una, perdonatemi lo sfogo, cagata.

Io vedo nel piccolo della mia città dove ci sono un paio di personaggi in pensione che girano tutto il giorno, 365 giorni all’anno con la macchina fotografica al collo e scattano foto ovunque e a chiunque, passanti, bambini, coppie e le chiamano street oltre a caricarle in rete. Questi personaggi sono mentalmente malati ovviamente altrimenti non si spiegherebbe questo uso  della fotografia e la cosa tragica è che poi girano gli scatti ai giornali locali che li pubblicano citandone gli autori. Tutto questo innesca poi un meccanismo per cui sempre questi fenomeni te li ritrovi ad allestire mostre con la loro cricca di amici e mettono in ombra veri bravi fotografi locali che vivono di fotografia ma che chiedendo un compenso non godono di molta popolarità.

Se questo andazzo innervosisce me che sono un fotografo amatoriale, che non vivo di scatti non oso immaginare un vero fotografo come possa sentirsi.

 

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